Allarme recessione: cosa accadrà in Italia nel 2023

Il superindice annuale dell’Ocse, che anticipa di 6-9 mesi l’andamento globale, mostra segnali preoccupanti per il nostro Paese in vista del nuovo anno

Pubblicato: 10 Dicembre 2022 18:00

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Le poche settimane che ci separano dalla fine del 2022 serviranno ai governi di tutta Europa per fare un prospetto complessivo sull’andamento generale dell’economia, evidenziando i punti di maggiore criticità e ponendo l’attenzione su quali possano essere le soluzioni da adottare per risollevare una situazione globale alquanto preoccupante.

Il periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo anno viene visto da sempre come quello più opportuno per fare il quadro della situazione. Lo osserviamo nel nostro Paese: mentre l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sta affrontando una vera e propria corsa contro il tempo per approvare la legge di Bilancio entro il prossimo 31 dicembre, diversi enti e istituzioni nazionali hanno espresso il proprio parere sulle iniziative che il centrodestra vuole mettere in atto nei prossimi dodici mesi per far fronte alle emergenze più urgenti, una fra tutte quella del rincaro del prezzo dell’energia elettrica.

Stati Uniti, zona euro e non solo: la crescita economica rallenta in tutto il mondo

Mentre le parziali bocciature di Bankitalia, CNEL e Confindustria hanno acceso la polemica tra la maggioranza e i partiti di opposizione, a livello europeo è stata l’OCSE – l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico – a lanciare l’allarme per il futuro a breve termine. Secondo quanto riportato dall’istituto con sede a Parigi, anche nel prossimo anno continuerà a verificarsi quel “rallentamento della crescita” che già oggi sta interessando la stragrande maggioranza delle più importanti economie mondiali.

Il superindice che ogni dodici mesi viene redatto allo scopo di anticipare di 6-9 mesi le prospettive future evidenzia una debolezza strutturale diffusa non solo nelle realtà emergenti ancora fragili dal punto di vista finanziario, ma anche in quelle potenze mondiali che venivano viste da sempre come l’asse portante della stabilità dei conti.

Come si legge nella relazione diffusa in queste ore, gli Indicatori Economici Avanzati (Ica) dell’ente – considerati una delle fonti più attendibili in materia – “continuano a segnalare un rallentamento della crescita negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Canada e in tutta la zona euro, in particolare in Germania, in Francia e in Italia“. Nessuno escluso quindi, neanche i grandi attori del Vecchio Continente.

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Gli sviluppi di questa spirale negativa sarebbero da attribuire per lo più “ad una elevata inflazione” – che nel nostro Paese ha portato ad un innalzamento senza precedenti dei prezzi al dettaglio su migliaia di prodotti – e “ad un aumento dei tassi di interesse“.

Allo stato attuale, tutti i membri del G7 stanno rallentando, mostrando delle serie difficoltà a ritornare ai parametri di crescita precedenti allo scoppio dell’emergenza pandemica. L’unica eccezione è rappresentata dal Giappone, per cui l’OCSE intravede una dinamica di “aumento stabile” del quadro economico.

Osservando nello specifico i rilievi che si riferiscono all’Italia, l’ente aveva già segnalato diverse criticità all’interno di un altro documento, l’Economic Outlook di fine novembre. Nonostante il PIL del nostro Paese venga dato in crescita del 3,7% nel 2023, l’organizzazione ha parlato di una “possibile contrazione che rischia di verificarsi nella seconda parte del nuovo anno”.