Unione Europea contro Temu e Shein, pronta una nuova tassa sui ricavi delle piattaforme

In arrivo un'ondata di misure per frenare l'inondazione dei prodotti cinesi nel mercato comunitario. Le idee della Commissione Ue

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 6 Dicembre 2024 10:47

Negli ultimi anni, Temu e Shein hanno conquistato i consumatori a un ritmo più rapido rispetto ai prodotti di seconda mano, entrando nella top cinque dei rivenditori più popolari in Europa. Ora l’Unione Europea intende limitare la diffusione di questi articoli.

Le proposte dell’Ue

Tra le misure in discussione, si valuta l’introduzione di una nuova tassa sugli acquisti di importo inferiore a 150 euro, soglia al di sotto della quale le importazioni non sono soggette a dazi doganali e spesso sfuggono ai controlli.

I prezzi estremamente competitivi e il crescente volume di ordini hanno allarmato le istituzioni europee, che riconoscono l’impatto concorrenziale di queste aziende a basso costo. Secondo il Financial Times, le importazioni sono aumentate vertiginosamente, toccando i 350 milioni di articoli ad aprile 2024. Di conseguenza, è stata avanzata la proposta di abolire la soglia che attualmente garantisce l’esonero dai dazi doganali.

Tuttavia, questo progetto potrebbe comportare un notevole incremento del carico di lavoro per i funzionari, già impegnati nella gestione di un elevato numero di controlli. Allo stesso tempo, la soglia attuale e la crescente diffusione di queste aziende in Europa hanno portato a un aumento del 50% nel numero di prodotti pericolosi rilevati nel 2023, un dato che ha destato preoccupazione tra le istituzioni.

Secondo il Financial Times, le nuove misure colpirebbero principalmente piattaforme come Temu, AliExpress e Shein, ma sarebbero applicate a tutti i rivenditori online che spediscono ai clienti dell’Unione Europea da Paesi esterni al blocco.

Al centro la qualità dei prodotti

La Commissione Europea ha evidenziato che il bassissimo costo dei prodotti venduti da piattaforme come Temu e Shein, spesso attribuibile alla scarsa qualità dei materiali utilizzati, sta penalizzando i concorrenti europei, obbligati a rispettare rigorosi standard di qualità imposti dalla normativa UE.

Bruxelles ha inoltre rilevato un incremento delle importazioni di merci contraffatte e pericolose, come giocattoli tossici, che spesso, avendo un valore inferiore ai 150 euro, arrivano direttamente ai consumatori senza essere sottoposti ad alcun controllo doganale. Il commissario europeo per il commercio, Maroš Šefčovič, ha stimato che nel 2024 saranno trasportati nell’Unione circa 4 miliardi di pacchi di valore inferiore a questa soglia, quasi il triplo rispetto al 2022.

Secondo il Financial Times, il numero di prodotti pericolosi segnalati dagli Stati membri dell’UE è aumentato di oltre il 50%, superando i 3.400 nel 2023 rispetto all’anno precedente. Tra gli articoli con maggiori problemi di sicurezza figurano cosmetici, giocattoli, apparecchi elettrici e abbigliamento.

Strategie con dei limiti

Ma sarà semplice applicare queste proposte? Non proprio, in realtà. Le nuove misure ipotizzate, secondo le fonti citate dal Financial Times, presenterebbero notevoli difficoltà di attuazione a causa delle limitazioni imposte dal diritto internazionale. EuroCommerce, l’associazione che rappresenta i rivenditori dell’Ue, ha sottolineato che una tassa di movimentazione sarebbe complessa da giustificare secondo le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), le quali limitano l’importo di tasse e oneri per il trattamento doganale al costo effettivo del servizio reso.

L’OMC ha inoltre osservato che l’attuazione delle nuove regole potrebbe richiedere anni e ha invitato la Commissione Europea e gli Stati membri a intensificare l’applicazione delle norme già esistenti, sia a livello nazionale che comunitario, superando le frammentazioni tra i diversi ambiti di regolamentazione.

Un’ulteriore ipotesi, quella di introdurre una tassa sui ricavi degli e-commerce applicabile sia alle imprese europee che a quelle extra-UE, comporterebbe l’approvazione unanime dei 27 Stati membri e potrebbe generare effetti negativi per le stesse aziende europee.