Tasse più alte per le auto aziendali nuove a benzina e diesel, l’aumento in Manovra

Nell'ambito della riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, una norma della Manovra 2025 prevede un giro di vite sulle vetture aziendali di uso professionale e privato

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 25 Ottobre 2024 07:00

Raddoppiano le tasse per le auto aziendali a benzina e diesel. La legge di Bilancio in via di discussione prevede dal 2025 una stretta sui nuovi veicoli che saranno concessi ai dipendenti sia per uso professionale sia privato dalle imprese, che pagheranno a loro volta di più. La norma rientra nell’ambito del taglio da 3,5 miliardi dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad), previsto entro il 2030 dal Pnrr e nel Piano strutturale di bilancio (Psb).

La norma

Una misura che andrebbe ad aumentare la tassazione Irpef e contributiva nella busta paga del lavoratore, modificando “le disposizioni sulle modalità di determinazione della base imponibile ai fini Irpef del reddito ritraibile dal veicolo aziendale (autoveicoli, motocicli e ciclomotori) concesso in uso promiscuo al dipendente”.

Si tratta di un’ulteriore stretta sulle auto aziendali, che sono penalizzate già oggi dal Fisco sulla base dell’emissione di CO2 della vettura: attualmente, infatti, i veicoli assegnati ai dipendenti sono tassati in capo ai lavoratori come fringe benefit secondo un criterio di determinazione forfetario.

Ad oggi l’Erario fissa al 30% la quota del valore calcolato su una percorrenza chilometrica dell’auto convenzionale, di 15mila chilometri, e in funzione del costo chilometrico di esercizio desumibile dalle tabelle nazionali che l’Automobile club d’Italia, che concorre alla formazione del reddito imponibile per le vetture con un’emissione nociva tra 60 e 160.

Soglia oltre la quale la percentuale sale al 50% e raggiunge il 60% se supera i 190 grammi per Km di CO2.

Una quota che riguarda circa il 90% delle auto aziendali circolanti, mentre per i soggetti che scelgono l’elettrico e il plug la regolamentazione stabilisce una percentuale del 25%. Infine, ad oggi sono fissate due soglie di esenzione da mille e 2mila euro che consentono di annullare il peso del fringe benefit riconosciuto dal datore di lavoro sullo stipendio del dipendente.

La modifica in Manovra

La modifica prevista nella Manovra 2025 andrebbe a ritoccare le percentuali, così da stabilire per i contratti stipulati sulle auto aziendali benzina o diesel a partire dal primo gennaio 2025 una quota unica del 50%, ridotta al 20% di fronte alla concessione ai dipendenti di veicoli elettrici plug-in ibridi e al 10% in caso di attribuzione di veicoli elettrici a batteria.

Secondo quanto recita l’articolo 7 della Manovra, nella sezione che contempla le “misure per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi”, è previsto che,  “gli autoveicoli indicati nell’articolo 54, comma 1, lettere a), c) e m) del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, i motocicli e i ciclomotori di nuova immatricolazione, concessi in uso promiscuo con contratti stipulati a decorrere dal 1° gennaio 2025”, scatterà “il 50% dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio desumibile dalle tabelle nazionali che l’Automobile club d’Italia deve elaborare entro il 30 novembre di ciascun anno e comunicare al Ministero dell’economia e delle Finanze, che provvede alla pubblicazione entro il 31 dicembre, con effetto dal periodo d’imposta successivo, al netto degli ammontari eventualmente trattenuti al dipendente”.

Una percentuale che, si legge ancora, “è ridotta al 10% per i veicoli a batteria a trazione esclusivamente elettrica ovvero al 20% per i veicoli elettrici ibridi plug-in”. Dalla norma il Governo di Giorgia Meloni calcola effetti finanziari positivi nel 2025 equivalenti a 25,2 milioni.