L’economia Usa cresce meno del previsto: a chi conviene un taglio dei tassi

La Federal Reserve potrebbe aver tenuto i tassi di interesse troppo alti troppo a lungo: rallenta la crescita Usa

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Gli ultimi dati relativi all’andamento dell’economia americana suggerirebbero che la Banca centrale degli Usa, la Federal Reserve, avrebbe prolungato per troppo tempo il regime restrittivo in fatto di politica monetaria. L’economia è infatti cresciuta meno del previsto, con un aumento degli occupati minore rispetto a quanto atteso, mentre l’inflazione ha continuato a calare.

Tutti segnali che sottintendono una carenza di liquidità dovuta proprio ai tassi di interesse per i prestiti, fissati come molto alti. Questo potrebbe portare a un taglio dei tassi stessi a settembre, quando è attesa la prossima decisione a riguardo, nonostante la Fed continui a rimanere molto cauta per paura di un aumento dell’inflazione.

I dati sull’economia americana: tassi troppo alti?

L’economia americana è andata leggermente peggio di quanto ci si immaginasse nel mese di luglio. I dati che mostrano questo leggero rallentamento nella corsa, altrimenti inarrestabile, degli Usa nel 2024 sono quelli sull’occupazione. Si tratta comunque di cifre molto positive, inarrivabili per qualsiasi altro Paese sviluppato e anche per alcuni ancora in via di affermazione come la stessa Cina.

A luglio infatti l’economia statunitense è riuscita a creare “solamente” 114mila nuovi posti di lavoro, contro i 175mila pronosticati. Il tasso di disoccupazione è salito, per la prima volta da diversi mesi, al 4,3%, rimanendo comunque tra i più bassi di sempre. Gli altri parametri economici però continuano ad essere molto positivi, come la crescita record toccata nel secondo trimestre.

Non si tratterebbe quindi di un rallentamento strutturale. La crescita americana è ancora in espansione, di conseguenza diversi esperti hanno dato la colpa di questa situazione ai tassi di interesse. La Federal Reserve ha infatti tenuto questo parametro molto alto, al 5,50%, per tenere sotto controllo un’inflazione comunque superata dall’aumento medio degli stipendi in Usa. Ora cresce quindi la pressione per seguire la politica monetaria della Banca centrale europea, che già da tempo ha attuato un primo, cauto, taglio.

Chi spera nei tagli di interesse della Fed

Non è soltanto l’economia americana in generale a chiedere un taglio dei tassi di interesse alla Federal Reserve. La banca centrale americana è molto sotto pressione da diverse parti della società civile che reputano doverosa una diminuzione del costo del denaro negli Usa, in modo da favorire alcune dinamiche caratteristiche di una congiuntura con maggiori capitali liquidi a disposizione.

In primo luogo ci sono i mercati finanziari che hanno comunque raggiunto vette mai viste anche senza un costo del denaro bassissimo. La liquidità aumenta il volume delle transazioni in Borsa, dove di recente le grandi aziende tecnologiche hanno mostrato alcune debolezze per la combinazione degli effetti dei risultati negativi del secondo trimestre e della diffidenza degli investitori verso l’intelligenza artificiale.

A sperare sono anche coloro che hanno investito in criptovalute. Storicamente il mercato dei Bitcoin e degli altri token si comporta nei confronti del costo del denaro come un mercato speculativo. Di conseguenza, una maggiore disponibilità di capitale porta un maggior numero di persone a spendere per mettere il proprio denaro in criptovalute, quindi a sua volta questo comporta un aumento della domanda e del prezzo. Bitcoin ha già raggiunto vette di 70mila euro dopo l’annuncio del candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump del progetto di rendere gli Usa la “Capitale crypto del mondo.”