La situazione della siccità in Sicilia continua a peggiorare. Più di un anno senza precipitazioni consistenti sta mettendo in ginocchio non soltanto l’agricoltura, ma anche altri settori del primario dell’Isola. Su tutti a soffrire maggiormente è la zootecnia, che sta rischiando di ridurre drasticamente il proprio fatturato. La mancanza di acqua sta costringendo gli allevamenti a mandare al macello in anticipo moltissimi capi di bestiame, con conseguenze molto serie sul profitto che ne viene estratto.
Il settore sta patendo anche gli effetti indiretti della siccità. La mancanza di piogge ha ridotto il raccolto del grano e di conseguenza le forniture di foraggio sono aumentate di prezzo come mai prima. Questo però potrebbe portare a un circolo vizioso: se molti allevamenti dovessero fallire, la domanda di mangimi calerebbe in maniera sensibile, con conseguenze serie per gli agricoltori siciliani.
Allarme allevamento in Sicilia: la siccità colpisce la zootecnia
Un reportage del Sole 24 Ore ha messo in luce i gravi problemi che gli allevamenti siciliani stanno affrontando a causa della siccità che ha colpito la regione nell’ultimo anno. La mancanza di acqua sta costringendo gli allevatori a macellare in anticipo i capi di bestiame, con un effetto molto acuto sui profitti che le aziende agricole ne ricavano.
“Ormai da qualche mese gli allevatori portano al macello le nutrici e questa è la cosa più preoccupante: significa che hanno deciso di chiudere. Problemi su problemi visto che agricoltori e allevatori devono anche fronteggiare l’assalto di suini selvatici e daini”, ha spiegato Marco Mocciaro, presidente dell’organizzazione di produttori e del macello di Gangi, in provincia di Palermo.
Non si tratta però solo di vendere nel momento sbagliato. Moltissimi allevatori stanno macellando la propria carne, un bene deperibile, nello stesso momento. Questo comporta un eccesso di offerta a cui risponde una domanda poco elastica. Quindi il prezzo delle carni siciliane, già basso a causa delle macellazioni anticipate, diminuisce ancora per la quantità di prodotto sul mercato.
Ultimo tassello sono gli animali. La carenza di foraggio, altro problema derivato dalla siccità, e il macello anticipato li ha resi più magri del previsto. La carne ricavata da capi di bestiame di questo tipo ha meno valore rispetto a quella che avrebbero normalmente prodotto, comportando un’altra voce negativa per i 350 allevamenti della Sicilia. Le autorità locali stanno provando a tamponare la situazione, ma anche il costo delle autobotti per il trasporto dell’acqua dai pozzi sequestrati dai sindaci è aumentato.
“È necessario capire cosa si vuol fare da qui a vent’anni ed è chiaro che bisogna intervenire per ridurre i consumi, bisogna rifare le reti, manutenere le sorgenti ma soprattutto avviare la ricerca di nuove soprattutto in profondità. E per quanto riguarda il nostro territorio invece di dare soldi alla diga di Blufi che non serve a niente pensare a interventi di sistema per garantire la risorsa a tutto il comprensorio delle Madonie”, ha affermato Mario Cicero, sindaco di Castelbuono.
I dati della siccità in Sicilia: un anno senza acqua
È difficile rendere idea della situazione di crisi idrica in cui da più di un anno si trova la regione Sicilia. Si tratta però di una circostanza per certi versi paragonabile a quella del Nord Italia prima del 2023, quando per due anni una grave siccità attanagliò quasi tutta la pianura padana. In Sicilia negli ultimi 12 mesi sono scesi dal cielo soltanto 414 millimetri di pioggia, nel 2023 558 ml. La media storica è di 750 millimetri. Una riduzione che va dal 36% su base annuale, la più accurata per via della stagionalità delle precipitazioni, a quasi il 45%.
La situazione degli invasi è altrettanto critica. Al momento il volume utile disponibile è di 158,03 milioni di metri cubi, la metà dei 317,45 Mmc previsti per l’ultimo periodo del 2023. Le proposte di razionamento continuano ad aumentare non solo nelle aree più colpite come quelle attorno all’agrigentino, ma anche a Palermo e a Trapani. I problemi hanno però colpito l’agricoltura e l’allevamento prima di arrivare alla cittadinanza e con forza superiore a quanto accaduto al Nord negli anni precedenti.
Uno dei problemi principali della Sicilia in questo ambito sono le infrastrutture. La rete idrica italiana è risolutamente inefficiente, con la metà dei comuni che presenta uno spreco idrico nelle sole tubature di oltre il 35%. Se a Milano però l’acqua che sfugge dai tubi è solo il 17%, in alcune province siciliane, come Ragusa e Siracusa supera il 60%. C’è poi anche una questione di conformazione del territorio. I grandi laghi del Nord hanno permesso una gestione migliore della situazione di emergenza dell’agricoltura. La Sicilia non ha in questo ambito risorse paragonabili.
L’allarme degli allevatori: “Senza di noi scompare anche l’agricoltura”
L’ultimo tassello della crisi idrica della Sicilia è il circolo vizioso che il fallimento di molte aziende zootecniche potrebbe comportare per l’intero settore primario della regione. Gli allevatori stanno mettendo in guardia dalla possibilità che le chiusure a catena delle loro aziende possano influenzare l’intero settore agro alimentare siciliano, anche in caso nei prossimi mesi la situazione relativa alla siccità e alla mancanza di acqua dovesse risolversi.
“Già l’anno scorso avevamo avuto forti segnali, quest’anno la situazione è precipitata. L’intero sistema è in grande difficoltà: in molte aree non c’è stato raccolto di grano, non c’è stato raccolto di foraggio. Ma se sparisce la zootecnica sparisce l’agricoltura siciliana- ha dichiarato l’agronomo e allevatore Giuseppe Giaimo -. E i segnali ci sono tutti. Il voucher fieno è un palliativo anche perché il sistema è troppo farraginoso e addirittura costoso per dare un vero beneficio. L’anno prossimo vedremo i veri effetti di questa annata così negativa. Gli allevamenti rischiano di essere dimezzati e non solo sulle Madonie”.
Il processo che rischia di innescarsi può essere irreversibile. La produzione siciliana di grano ha tra gli sbocchi più importanti proprio la stessa zootecnia regionale. Il foraggio per il bestiame però scarseggia a causa del pessimo raccolto di quest’anno e questo sta spingendo oltre il limite moltissime aziende, che potrebbero chiudere presto. Il risultato sarebbe che, anche in caso la siccità finisse in autunno, il prossimo anno l’agricoltura siciliana farebbe molta fatica a trovare una clientela sostitutiva degli allevamenti falliti.