Saturazione solare, cos’è e perché il prezzo delle bollette aumenta

L'esempio della Germania lancia un segnale d'allarme: ecco come lo sviluppo green, non controllato, può generare enormi problemi

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Uno degli aspetti negativi di cui tener conto nel processo green è quello della saturazione della produzione solare. Sta accadendo in Germania, il che offre una visione chiara sui rischi di uno sviluppo unilaterale, al netto di un mercato dell’energia estremamente suscettibile agli innalzamenti. In estrema sintesi, i prezzi dell’energia sul suolo tedesco stanno crollando. Una notizia che appare positiva, ma che ha una dura altra faccia della medaglia: costi molto elevati nei periodi senza sole.

Cos’è la saturazione solare

In Germania nel 2023 si è proceduto a installare 14.280 MW di energia solare. Un vero e proprio traguardo record, considerando come rappresenti il doppio rispetto al 2022. Al termine dello scorso anno si è raggiunta una capacità solare totale di 81,7 GW. Per comprendere quanto elevata questa cifra sia, la domanda media di energia in Germania era di 52,2 GW.

A conti fatti, considerando un superamento di quasi 30 GW rispetto alla domanda media, la prima reazione dovrebbe logicamente essere di gioia. Chiunque potrebbe pensare come non serva più produrre energia, con rispettivo risparmio generalizzato in bolletta.

Lo scenario è però differente. Per la maggior parte, in Germania si parla di energia solare prodotta da impianti privati, non regolamentata, immessa in rete senza controllo sia di produzione che di disponibilità.

Un surplus inatteso, che ha colto alla sprovvista i produttori di energia solare tedeschi. Si è così verificato un taglio dei costi dell’87% rispetto al prezzo medio. In termini pratici si è giunti a 9 euro al megawattora.

Tutto ciò genera però un paradosso, che potrebbe non rappresentare una problematica unicamente connessa alla Germania nel prossimo futuro. Un picco di produzione dovrebbe spingere allo spegnimento di qualche fonte energetica. Data la necessaria svolta green, però, la legge tedesca proibisce lo spegnimento delle rinnovabili. Le centrali convenzionali che adoperano ancora combustibili fossili non possono procedere a un rapido processo di spegnimento e riaccensione, proprio a causa di limiti meccanici. Quindi? I produttori di energia che hanno puntato sul rinnovabile, installando enormi parchi fotovoltaici, devono ora svendere il tutto perché sono in concorrenza con il solare residenziale.

Prezzi al rialzo nelle bollette

Un limite chiaro per la migrazione verso una produzione di energia pulita, dal momento che i margini di guadagno sono minimi. Per assurdo, a fronte di una gigantesca spinta green, chi guadagna sono le aziende a combustibili fossili. Il motivo? Possono vendere quando non c’è produzione solare e dettare i propri prezzi.

Quanto sta accadendo in Germania è un campanello d’allarme per la politica, che deve regolamentare in maniera stringente la trasformazione energetica. Nel caso tedesco, la produzione solare avviene principalmente d’estate, con spese ridottissime per gli utenti. Questi sono però chiamati a fronteggiare il monopolio energetico invernale, per così dire, che raggiunge vette terribili.

Assurdo pensare che tanta energia in eccesso non venga immagazzinata a livello di produzione, oltre che locale. A ciò si unisce però anche un’altra problematica. La produzione in eccesso mette a rischio la tenuta della rete.

Una prospettiva che ci porta in Cina, dove sono stati creati enormi parchi composti da immense distese di pannelli solari. Ciò grazie al crollo dei prezzi del fotovoltaico. La rete però sta facendo fatica a sopportare l’energia prodotta, almeno in alcuni punti del Paese. Andranno dunque rifatti alcuni rami, il che inizia a concretizzarsi anche in Germania. Anche una prospettiva green decisamente auspicabile ha i suoi lati oscuri, dunque, se non si interviene adeguatamente. L’Italia per ora resta a guardare, considerando come un processo di sviluppo del genere sembra ben distante.