Poste Italiane ha pubblicato i dati economici relativi al primo semestre del 2024, che si sono rivelati molto positivi. L’azienda ha registrato entrate per 6,2 miliardi, crescendo su base annua del 7,3%. Le principali voci che hanno permesso questo aumento sono le consegne di pacchi e corrispondenza e il margine di interesse.
Sempre su base annua, il risultato operativo è stato pari a 1,5 miliardi di euro con un utile superiore al miliardo in cifre nette. Un calo in confronto allo stesso dato del 2023, del 10%, ma un aumento se si considerano soltanto i risultati escludendo le plusvalenze. Aumentano i dubbi sulla privatizzazione dell’azienda.
I risultati di Poste Italiane nel 2024
Poste Italiane continua nella sua crescita. La società, controllata dallo Stato, ha fatto registrare un aumento del fatturato del 7,3% su base annua nel primo semestre del 2024. I ricavi si sono attestati a 6,2 miliardi di euro, con un contributo importante del core business della società, le spedizioni di pacchi e corrispondenza, ma anche un aiuto dal margine di interesse dei suoi prodotti finanziari e dai pagamenti.
Il risultato operativo si è invece attestato su 1,5 miliardi di euro, in crescita del 14,2% sul 2023. Questo ha generato un utile di 1,026 miliardi di euro. Un calo significativo, di oltre il 10% rispetto al 2023, quando nei primi sei mesi il denaro in eccesso sulle spese per Poste era di 1,140 miliardi di euro. Questo dato era però influenzato da alcune plusvalenze che, escluse dal calcolo, mostrano un aumento degli utili del 14,3% come sottolineato dai risultati underlying.
“I solidi risultati del primo semestre insieme alla maggiore visibilità sull’evoluzione della base dei costi supportano la rivisitazione al rialzo della guidance del risultato operativo (Ebit) adjusted per l’intero anno 2024 a 2,8 miliardi di euro” ha detto l’amministratore delegato di Poste Matteo Del Fante commentando i risultati approvati dal consiglio di amministrazione.
La privatizzazione di poste: cosa pensa ora il Governo?
Poste Italiane faceva parte del piano del Governo di Giorgia Meloni per ricavare 20 miliardi di euro dalle privatizzazioni di alcune quote delle aziende controllate dallo Stato. Insieme a Eni, l’azienda era tra le più importanti per questo progetto, ma alla fine di marzo l’esecutivo aveva tentennato nel portare avanti la vendita delle quote. Le ragioni possono essere spiegate proprio dagli ottimi risultati di Poste Italiane.
La vendita delle quote di aziende pubbliche è sempre complicata. Se le società sono profittevoli infatti, le loro azioni varranno di più sul mercato e quindi lo Stato potrebbe ottenere più fondi dalla loro vendita. Dall’altra parte però si priverebbe del controllo di un asset positivo, che porta ai suoi azionisti profitti considerevoli. Poste punta a un risultato operativo di 2,8 miliardi di euro.
È difficile capire quanto la vendita delle quote di Poste Italiane potrebbe portare allo Stato e, soprattutto, quanto poi peserebbero le mancate entrate dai dividendi delle azioni vendute. Oltre al denaro ottenuto direttamente dalla vendita però, la privatizzazione di Poste potrebbe portare allo Stato un altro tipo di vantaggio. Se i fondi fossero impiegati per la riduzione del debito pubblico, si creerebbe un effetto positivo sia per al riduzione degli interessi sullo stesso che per la minor quantità di denaro presa in prestito.