Un ricalcolo sulle stime della crescita del Pil italiano nei primi sei mesi del 2024 ha portato ad abbassare il dato allo 0,4%, rispetto allo 0,6% precedentemente stimato. Una riduzione molto significativa che rischia di smentire le previsioni del Governo, che da tempo ha dichiarato come suo obiettivo una crescita almeno dell’1% dell’economia del Paese nell’anno in corso.
Se unito alle stime preliminari sul Pil del terzo trimestre, che sono attorno allo 0,2%, il nuovo dato allontana molto il Paese dagli obiettivi dell’esecutivo. In questo contesto potrebbero iscriversi anche le parole del ministro Giorgetti, che ha annunciato una manovra finanziaria con sacrifici per tutti.
L’Istat ricalcola i dati sul Pil: crescita tagliata
L’Istat ha diffuso un comunicato stampa che corregge al ribasso dello 0,2% la nota diffusa il 2 settembre e che segnalava la crescita consolidata italiana al secondo trimestre del 2024 al +0,6%. Una riduzione molto significativa di quanto ottenuto dall’economia del nostro Paese nella prima parte dell’anno e che, sommata alle stime che parlano di un +0,2% nel terzo trimestre, allontana ulteriormente il Governo dall’obiettivo della crescita all’1% più volte ribadito durante gli ultimi mesi.
La crescita italiana continua quindi ad essere lenta, accompagnata da un calo della produzione industriale, che a luglio ha toccato il -3,3% rispetto al 2023. Questi due dati, crescita del Pil e produzione industriale, contrastano con quelli sempre più positivi che riguardano l’occupazione. Anche ad agosto il numero di persone che cercano un lavoro ma non lo trovano, i disoccupati, è calato e ha toccato i minimi dal 2007.
Solitamente questi dati procedono con ritmi relativamente simili, quindi lo scollamento dell’occupazione è anomalo. Su Pil e produzione industriale però pesano soprattutto due crisi specifiche. La prima è quella del settore automobilistico, con Stellantis in grave difficoltà e costretta a tenere chiuso Mirafiori, uno degli impianti più grandi d’Italia. La seconda è quella dell’abbigliamento, in particolare del lusso, con molte aziende di alcuni distretti che stanno cominciando a chiudere.
Perché il taglio della crescita potrebbe cambiare la manovra
Un taglio così netto della crescita del Pil potrebbe cambiare in parte la manovra finanziaria, la legge con cui il Parlamento approva il bilancio dello Stato e che il Governo usa per stanziare i fondi di tutte le spese dell’anno successivo. I nuovi parametri europei impongono all’Italia un rientro dal proprio debito tramite una riduzione del rapporto deficit-Pil.
Questo dato è di solito visto soltanto dal punto di vista del deficit, la spesa annuale dello Stato che eccede le entrate, perché è il fattore su cui il Governo può intervenire. Una sua diminuzione riduce il rapporto, migliorando i conti. Al contrario però, una diminuzione del Pil peggiora il rapporto e quindi permette al Governo di spendere meno. Se l’Italia dovesse crescere sotto le aspettative del Governo quindi, potrebbero esserci tagli.
Anche questa circostanza potrebbe essere all’origine delle parole che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha pronunciato alla testata Bloomberg e che stanno causando grosse agitazioni all’interno della maggioranza, in cui annunciava una manovra con sacrifici per tutti. “Si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli esterne affinché contribuiscano con modalità sulle quali è in corso un confronto”, ha poi tenuto a specificare il ministero.