Petrolio, Opec taglia la produzione. Schiaffo a Biden, Putin gongola

Il gruppo Opec+ ha dichiarato che ridurrà gli obiettivi di produzione di 2 milioni di barili al giorno, pari al 2% dell'offerta globale.

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Redazione

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La guerra in Ucraina determina ricadute geopolitiche sempre più importanti a livello energetico. E la notizia del taglio di produzione da parte dell’Opec è un vero e proprio schaffo agli Usa, alleato storico dell’Arabia Saudita, e un assist a Putin, sempre più in difficoltà sul terreno militare e con l’economia che rischia di andare a gambe all’aria nel giro di poche settimane. Perché è evidente che il taglio di 2 milioni di barili al giorno è un favore alle espertazioni russe, visto che l’embargo occidentale non determina comunque un calo della domanda.

L’annuncio

L’Opec Plus, l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio che comprende anche la Russia, ha deciso di tagliare di due milioni di barili al giorno la produzione di greggio a partire da novembre. La decisione è arrivata dopo una riunione a Vienna.

Il taglio effettivo della produzione sarà probabilmente più vicino a 1 milione di barili al giorno, dato che molti membri più deboli hanno faticato a raggiungere gli obiettivi di produzione negli ultimi mesi.

Mossa pro Putin

Gli analisti hanno sottolineato come la mossa dell’Arabia Saudita, che danneggerà gli sforzi dei governi occidentali per limitare le entrate petrolifere russe utilizzate per sostenere la guerra in Ucraina, segni un momento significativo nei 75 anni di alleanza energetica tra Riyadh e gli Stati Uniti.

“L’Arabia Saudita ha messo l’Opec in rotta di collisione con il mondo libero. Si è schierata con la Russia in nome di una gestione protettiva del mercato petrolifero, proprio mentre i consumatori di tutto il mondo stanno lottando contro l’inflazione e l’aumento del costo della vita”, ha dichiarato Bill Farren-Price, osservatore veterano dell’Opec presso la società di consulenza Enverus. “Ci saranno sicuramente conseguenze politiche per Riyadh”.

La delusione Usa

La reazione di Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, è stata immediata. “Il presidente è deluso dalla decisione miope dell’Opec di tagliare le quote di produzione mentre l’economia globale continua ad affrontare l’impatto negativo dell’invasione di Putin dell’Ucraina”m dichiarano il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, e il direttore del National Economic Council, Brian Deese.

“In un momento in cui mantenere la fornitura globale di energia è estremamente importante – si legge ancora nella dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca – questa decisione avrà il maggiore impatto negativo sui Paesi a basso e medio reddito che già hanno difficoltà a causa dei prezzi elevati dell’energia”.

“Alla luce di questa azione, l’amministrazione Biden si consulterà anche con il Congresso su strumenti aggiuntivi ed autorità per ridurre il controllo dell’Opec sui prezzi dell’energia”, aggiunge la dichiarazione, sottolineando come questo annuncio “ci ricorda perché sia così cruciale che gli Stati Uniti riducano la dipendenza degli idrocarburi stranieri”.

I sauditi

Da parte sua, il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha respinto i suggerimenti secondo cui i tagli del cartello danneggerebbero i consumatori, sostenendo che le azioni del gruppo sono volte a incoraggiare gli investimenti a lungo termine nella produzione di petrolio.

Gli Usa guardano al Venezuela

Secondo il Wall Street Journal Washington sta negoziando un accordo col Venezuela, che riprenderebbe le esportazioni di petrolio in cambio del dialogo con l’opposizione per tenere elezioni nel 2024. Caracas esporta ora 450.000 barili al giorno, ma potrebbe raddoppiarli in breve tempo. La Chevron sarebbe coinvolta, ma anche Eni avrebbe interessi significativi. L’accordo con l’Iran è l’ipotesi più difficile, ma sarebbe anche quella che farebbe più male ai sauditi.