Il debito mondiale continua a crescere. Nel 2024 ha raggiunto i 100mila miliardi di dollari, cifra che equivale al 93% del Pil di tutti i Paesi del mondo. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, entro il 2030 si potrebbe arrivare al 100%. Il debito limita la crescita a causa dei costi degli interessi, colpendo maggiormente i Paesi più indebitati.
L’Italia è tra i Paesi più indebitati al mondo e il più indebitato d’Europa dopo la Grecia. Tra i Paesi avanzati, solo il Giappone ha una situazione peggiore.
La classifica dei Paesi più indebitati al mondo
Spesso, quando si analizza il debito pubblico di un Paese, lo si esprime in percentuale del Pil invece che in una valuta, come dollari o euro. Si tratta di un metodo per mettere in relazione il debito alle dimensioni dell’economia del Paese, dando più significato al dato. Il debito pubblico della Grecia, pari a circa 424 miliardi di euro, può sembrare minuscolo se confrontato con quello della Francia, 3.200 miliardi di Euro. Messi in relazione ai Pil delle rispettive nazioni, le prospettive cambiano.
La classifica dei Paesi più indebitati in relazione al loro Pil recita, secondo i dati di Trading Economics (Fmi, Banca Mondiale, Eurostat, Ocse) del 2023:
- Sudan: 256%;
- Giappone: 255%;
- Libano: 195%;
- Singapore: 168%;
- Eritrea: 164%;
- Grecia: 162%;
- Argentina: 155%;
- Venezuela: 146%;
- Italia: 135%;
- Bhutan: 123%;
- Stati Uniti: 122%;
- Bahrein: 121%;
- Cuba: 119%;
- Capo Verde: 115%;
- Francia: 111%.
In questa classifica si trovano Paesi molto diversi. Si va da Stati in guerra, sull’orlo del fallimento o che hanno subito una secessione di territorio importante (Libano, Argentina, Sudan), a Paesi sviluppati, con difficoltà di crescita ma che hanno raggiunto un considerevole livello di benessere (Francia, Giappone, Italia), fino a Paesi al picco della loro espansione economica (Stati Uniti).
Perché il debito frena la crescita
Nella sua analisi per il futuro dell’economia globale, il Fondo monetario internazionale ha individuato il debito crescente come uno dei freni alla crescita. Non è intuitivo capire il perché: la disponibilità economica immediata a cui i prestiti permettono di accedere dovrebbe velocizzare la crescita, non rallentarla.
Il problema principale del debito non sono i nuovi prestiti però, sono quelli passati. L’accumulo di grandi quantità di debito causa a sua volta un accumulo di interessi e di altri costi accessori. In questo, l’esempio dell’Italia aiuta a capire come un debito troppo alto sia dannoso per un’economia.
L’Italia, nonostante abbia una spesa pubblica altissima, è da diversi anni in avanzo primario, se si escludono gli anni della pandemia. Questo significa che lo Stato spende meno di quanto ricava dalle tasse. Se si escludono le spese sul debito. Il deficit che impedisce allo Stato italiano di investire è interamente dovuto agli interessi del debito pubblico accumulato nei decenni. Per questa ragione è fondamentale, secondo l’Fmi, che i Paesi inizino a pensare a un percorso di riduzione del debito pubblico, in modo da sbloccare risorse utili per la crescita futura.