Il governo aiuta Open Fiber, destinando 660 milioni di euro nella Legge di Bilancio per lo sviluppo della banda larga nelle “aree bianche”, cioè quelle dove il mercato non è economicamente sostenibile.
I soldi stanziati nella Manovra
Questa la misura messa nero su bianco nella Manovra 2025, all’articolo 76: “Al fine di permettere il completamento degli interventi concernenti le concessioni aventi ad oggetto la progettazione, costruzione e gestione di una infrastruttura passiva a banda ultra larga nelle zone bianche del territorio nazionale”, con decreto del Ministero delle imprese e Made in Italy di concerto con il Ministero dell’economia “potranno essere concessi contributi “fino a 220 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2027 al 2029 sulla base di motivate esigenze rappresentate dal soggetto attuatore”, alias Open Fiber, aggiudicatario unico del Piano Bul.
Open Fiber sta incontrando difficoltà nell’installazione dei cavi per la banda larga nelle aree remote d’Italia, principalmente a causa della mancanza di investimenti privati, aggravata dall’inflazione e dal rialzo dei prezzi delle materie prime. Lo scorso marzo, il Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti ha evidenziato un “significativo ritardo” nella realizzazione delle infrastrutture digitali del Piano Banda Ultralarga – Aree Bianche, destinato a fornire connettività a circa 8,4 milioni di abitazioni in Italia, con un allungamento dei tempi procedurali e un rinvio rispetto alle scadenze inizialmente previste.
In ritardo anche sulle aree grigie
Sebbene il governo abbia sostenuto Open Fiber nel Piano Aree Bianche, restano ancora sfide importanti da affrontare. Da un lato, l’azienda guidata da Giuseppe Gola è impegnata in negoziati con le banche per garantire un’estensione dei finanziamenti, al fine di stabilizzare la propria situazione finanziaria. Dall’altro, si registra un ritardo nell’attuazione del Piano Italia 1 Giga, finanziato dai fondi del Pnrr e gestito da Infratel, per l’espansione della banda ultralarga nelle aree grigie, ovvero quelle con concorrenza parziale.
Lo scorso aprile, un emendamento al decreto Pnrr ha permesso alle due aziende assegnatarie del Piano Italia 1 Giga, Open Fiber e Tim (ora Fibercop), di sostituire i cosiddetti civici “fantasma” con altri indirizzi adiacenti. Tuttavia, nonostante questa misura, il rischio di non rispettare la scadenza di metà 2026 è sempre più concreto, e la soluzione definitiva non sembra ancora a portata di mano. Mentre si attende l’esito della consultazione sulla sostituzione di parte dei numeri civici, il Governo sta valutando un possibile piano alternativo, che potrebbe includere, in ultima istanza, una richiesta di proroga alla Commissione europea.
L’attacco di Forza Italia
L’articolo proposto dal Governo dovrà superare l’esame parlamentare prima di diventare legge entro la fine dell’anno. Ma nel frattempo, non tutti all’interno del Governo condividono il sostegno a Open Fiber.
“La modernizzazione del Paese è una priorità. Ma dare i soldi con questa finalità a Open Fieber è come dare soldi ai piromani per difendere le foreste -attacca duramente il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri – Pertanto, questo articolo va modificato. Lo scandalo Open Fiber deve cessare. Prendiamo questi soldi e diamoli per modernizzare, semmai, altri settori della pubblica amministrazione, della sicurezza e della sanità. Ma regalare soldi a Open Fiber è peggio di una stupidità. È un crimine”.