Musk licenzia in Italia, l’email ai dipendenti di 5 basi Nato: “Spiegate se siete utili”

I lavoratori delle basi Usa in Italia hanno ricevuto un ultimatum: dimostrare la propria utilità. Questi rischiano il posto di lavoro. I sindacati si allarmano

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 6 Marzo 2025 09:21

Il vento dei tagli di Elon Musk arriva anche in Italia. Dopo migliaia di licenziamenti negli Stati Uniti, ora tocca ai lavoratori delle basi militari nel nostro Paese, tra cui Aviano, Sigonella, Napoli e Vicenza. A sollevare il caso è un’email inviata ai dipendenti del Dipartimento della Difesa americano, in cui viene chiesto loro di fornire un elenco dettagliato delle attività svolte nell’ultima settimana per giustificare la propria posizione lavorativa. Chi non risponde, sarà considerato dimissionario.

L’ordine arriva direttamente dal Doge, l’ufficio per l’efficienza del governo Usa creato da Musk per ottimizzare la macchina amministrativa federale. La misura ha sollevato allarme in Italia, dove molti dipendenti civili delle basi Usa si trovano in una situazione di incertezza. I sindacati italiani già preso posizione, dichiarando inaccettabile questo metodo.

Musk porta il suo “metodo” nelle basi Usa in Italia

L’email inviata ai lavoratori delle basi di Aviano, Sigonella, Napoli, Vicenza e Camp Darby è chiara, ma non semplice: ogni dipendente civile deve fornire cinque punti dettagliati sui risultati ottenuti nella settimana precedente. Il messaggio, firmato da Pete Hegseth, segretario della Difesa Usa, avverte anche che la mancata risposta sarà considerata come una dimissione volontaria.

Musk aveva già anticipato la strategia il 28 febbraio, scrivendo su X le stesse identiche parole:

Tutti i dipendenti federali riceveranno un’email in cui si chiederà loro di spiegare cosa hanno fatto nell’ultima settimana. La mancata risposta verrà considerata come una dimissione.

Il provvedimento rientra nel piano di ristrutturazione dell’amministrazione pubblica voluto da Donald Trump, con l’obiettivo di eliminare presunti sprechi e posizioni ritenute superflue.

Sindacati sul piede di guerra

L’email ha creato allarme tra i lavoratori, che si sono rivolti ai sindacati. A margine delle celebrazioni per i 75 anni della Uil, il segretario generale Pierpaolo Bombardieri, ha definito la misura “inaccettabile” e ha attaccato il metodo Musk:

Piuttosto che chiedere ai lavoratori se sono utili, bisognerebbe chiedere ai dirigenti come organizzano il lavoro. Qui in Italia vigono i contratti e non esistono giustificazioni per licenziamenti sommari.

Anche Fisascat Cisl e UilTucs si sono attivati per ottenere risposte e verificare se ci siano reali conseguenze per i dipendenti italiani. Al momento sembra che l’email sia destinata solo ai lavoratori americani, ma l’incertezza resta. Così i sindacati chiedono un confronto a livello nazionale.

Chi rischia il posto?

Il numero esatto delle basi statunitensi in Italia è riservato, ma si stima che ci siano circa 12mila militari americani nel nostro Paese. Le basi principali includono:

  • Aviano (Friuli Venezia Giulia);
  • Sigonella (Sicilia);
  • Napoli (Sede della Sesta Flotta USA);
  • Camp Darby (Pisa);
  • Vicenza (Camp Ederle, sede della 173ª Brigata Aerotrasportata);
  • Ghedi (Brescia, deposito di bombe nucleari USA).

L’email del Dipartimento della Difesa ha raggiunto migliaia di lavoratori di queste basi note, ma è chiaro che l’invito a rispondere sia più ampio. Il timore, inoltre, è che l’email possa aprire la strada a un’ondata di licenziamenti nelle basi, con ricadute anche sui dipendenti italiani.