Marina Caprotti (nome completo Marina Sylvia Carolina Caprotti) è il presidente di Esselunga ma soprattutto un’imprenditrice illuminata, verrebbe da dire. Il suo sguardo è rivolto al futuro, il che vuol dire tener ampiamente conto della transizione verso un sistema sostenibile.
Tra il dire e il fare, però, c’è per lei di mezzo un’analisi dettagliata di quelle che sono le dinamiche necessarie da attuare. Ciò al fine di evitare un sistema allo sbaraglio, che porti i consumatori all’esasperazione. Occorre infatti trovare il giusto equilibrio per la ridistribuzione dei costi per il nuovo business che tutti devono accettare, ovvero quello che non può fare a meno di pensare alla sostenibilità.
Il futuro di Esselunga
Figlia di Bernardo Caprotti, Marina Caprotti è nata a Londra nel 1978 ed è la figlia più giovane dello storico fondatore di Esselunga. Insieme alla madre Giuliana Albera, ha ereditato nel 2016 il 70% della holding in controllo della società, la Supermarkets Italiani.
Ha fronteggiato una disputa legale con i primi figli di suo padre, Giuseppe e Violetta, allontanati tempo fa dal genitore ma in possesso del 15% della società a testa. Un 30% totale che è stato poi venduto a Marina nel 2020 dopo un lungo arbitrio. Nello stesso anno Marina Caprotti è divenuta presidente esecutivo della società, rafforzata la propria posizione di controllo.
Nel 2022 ha poi completato la riorganizzazione societaria, firmando un accordo con UniCredit per l’acquisto del 32,5% di La Villata. Si tratta di un’importante società per il benessere di Esselunga, vantando più di 80 immobili sfruttati per negozi e non solo.
Il corrispettivo pattuito è stato di 435 milioni di euro. A ciò si aggiunge anche una mossa interna di Marina Caprotti, che ha centralizzato la gestione, ricoprendo anche il ruolo di amministratrice delegata dopo l’addio di Kahale.
Futuro sostenibile e ipotesi vendita
Abbiamo accennato alla necessità di guardare al domani. Qualcosa che Marina Caprotti tiene in alta considerazione. Sa bene come in un futuro non troppo distante fare business ignorando la sostenibilità sarà impossibile. Tempo 10 anni e sarà parte integrata di ogni aspetto industriale.
Rendersene conto non può però bastare. Si tratta di una sfida da fronteggiare oggi, per non soccombere domani. I consumatori, ha spiegato, non sono disposti a subire il contraccolpo dei nuovi costi di transizione, non del tutto almeno.
Lo stesso vale per gli operatori, che da soli non sono in grado di gestire il tutto, restando a galla. Occorre dunque una coesione totale, secondo la sua visione, che comprende anche produttori alimentari e governi.
Il suo programma aziendale per Esselunga è dunque volto ai prossimi decenni. Ciò a evidenziare come non ci sia alcuna intenzione di vendere all’estero, come ipotizzato da alcuni. Dietro il suo accentramento e la gestione in famiglia c’era infatti chi aveva visto una chiara voglia di controllo, in vista dell’addio alla creatura di suo padre.
Al Corriere della Sera ha però spiegato le proprie intenzioni: “Rinnovo la promessa con le sue stesse parole (del padre). ‘Nessuno, a Dio piacendo, potrà mettere le mani sull’Esselunga. Nessuna cordata, nessun raider di provincia, nessun concorrente inesperto, nessun finanziare d’assalto’”.