Da giorni, settimane in realtà, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parla della Manovra 2025 sottolineando che saranno necessari dei sacrifici da parte di alcuni attori, prime tra tutte le banche. Gli istituti di credito non sono tuttavia gli unici chiamati a rivedere i propri piani d’incasso e spesa, ma condividono il destino anche con i manager della pubblica amministrazione per i quali il tetto massimo dello stipendio potrebbe essere bruscamente tagliato. Il limite ai guadagni dei top manager dovrebbe essere fissato a 160mila euro lordi all’anno, ovvero molto meno rispetto agli attuali 240mila euro massimi previsti dalla legge.
Il nuovo tetto allo stipendio dei manager pubblici
Così come riferito dal Corriere, il ministero dell’Economia intende il nuovo tetto massimo salariale di 160mila come onnicomprensivo, con l’intervento che interesserà tutta la galassia della pubblica amministrazione e, dunque, sia imprese, autorità, istituiti di ricerca ed enti pubblici, sia (per la prima volta) società, enti, fondazioni e associazioni che ricevono contributi dallo Stato.
Con questo intervento molto netto sui salari annui dei top manager della pubblica amministrazione il governo prova, in simultanea ad altri interventi, a far quadrare i conti pubblici per non far sforare il budget fissato per la Manovra 2025 che, come noto, è di 30 miliardi di euro. Più della metà dei sacrifici chiesti ai top manager, entrando nello specifico, saranno destinati alla conferma del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote. Oltre a tali interventi, i fondi risparmiati verranno impiegati per le detrazioni fiscali per le famiglie numerose e per gli incentivi dedicati alla natalità.
Il sacrificio chiesto ai top manager
Il nuovo possibile tetto allo stipendio dei dirigenti della pubblica amministrazione di 160mila euro cambia, non poco, le prospettive di guadagno di queste figure. Oggi, infatti, il tetto salariale è fissato a poco più di 240mila euro.
A salvarsi dalla riduzione saranno davvero in pochi, ovvero:
- le società quotate;
- le società che emettono strumenti finanziari quotati. Si pensi a Fs, Anas e Cdp,
- la Stretto di Messina spa, che vanta una deroga specifica introdotta nel 2023.
Il taglio tarato sullo stipendio di Giorgia Meloni
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando della possibilità di un nuovo tetto allo stipendio dei dirigenti della pubblica amministrazione, ha usato parole molto chiare orientate al concetto dell’applicazione delle “regole elementari di buona finanza”. Il titolare del Tesoro è ben conscio che le scelte che il governo intende prendere potranno inficiare sulla permanenza di molti top manager della Pa. “Può darsi che qualcuno rinunci – ha detto Giorgetti -. Gli altri dovranno rispettare queste regole”.
A questo si aggiunge che il nuovo tetto agli stipendi descritto è stato parametrato sulla retribuzione che annualmente viene corrisposta al Presidente del Consiglio italiano, in questo caso specifico a Giorgia Meloni. Si tratta di 80mila euro netti all’anno, ovvero 6.700 euro al mese. Cifre alte, specie per chi ricopre posizioni lavorative decisamente meno pagate, ma comunque basse se si pensa al tetto attuale dei 240mila euro all’anno previsto per i top manager della Pa che, invece, è parametrato sulla retribuzione del Presidente della Repubblica.