Manovra 2025, il governo Meloni è a caccia di risorse: cos’è il decreto Omnibus

I prossimi step della legge di Bilancio, tra i salti mortali del governo Meloni e le richieste da Bruxelles

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Una giornata estremamene delicata per il governo Meloni. A dire il vero, nello schema generale, è decisamente ampio il periodo complesso che l’esecutivo si sta ritrovando a fronteggiare. Tra scandali, processi e patteggiamenti, spazio anche al percorso d’avvicinamento per la cruciale legge di Bilancio.

È giunto l’appuntamento con il consiglio dei ministri per il Psb, ovvero il Piano strutturale di bilancio di medio termine. Uno step indicato dalla riforma delle regole di bilancio europee, che si traduce in pratica in un testo i cui numeri sono tutt’altro che definitivi.

Manovra provvisoria

Se quello di oggi, 17 settembre 2024, è solo un primo step, cosa si attende? Precisamente il 23 settembre. Una data cerchiata in rosso sul calendario personale del ministro dell’Economia Giorgetti. Lunedì prossimo, infatti, l’Istat proporrà la generale revisione delle stime relative all’ultimo quinquennio. Nel frattempo, però, passi verso la Manovra 2025 vengono compiuti e proviamo a capire le difficoltà di questo esecutivo, così come gli obiettivi.

Sappiamo che l’Italia ha chiesto a Bruxelles di poter estendere il rientro dal deficit eccessivo, ottenendo un salto da 4 a 7 anni. Non è l’unico Paese ad averlo fatto, sia chiaro, ma per rispettare gli accordi si ha bisogno di una sezione dedicata a investimenti e riforme, ovvero al futuro prossimo. Questa potrebbe trovare spazio già in questo documento iniziale. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni dovrà dunque illustrare quello che sarà il percorso di risanamento del debito, che sfiora i 3 miliardi di euro. Per il momento ci si affida alle ipotesi, con la più avvalorata che evidenzia un rapporto deficit/Pil al di sotto della quota del 3%, entro il termine massimo del 2026.

In questo scenario, intanto, la Banca d’Italia ha certificato un calo del nostro debito. Ecco i dati di luglio 2024: 1,1 miliardi in meno, a 2.946,6 miliardi. Valutazione positiva anche sul fronte delle entrate. Con riferimento ai primi sette mesi di quest’anno, infatti, si evidenzia un aumento di 11,9 miliardi a 309,3 miliardi.

Manovra 2025, Bruxelles e decreto Omnibus

Le tempistiche per quanto riguarda il governo Meloni non sono definite. La situazione è in evoluzione ma, allo stato attuale, non ci sono problemi con Bruxelles. Al netto del fatto che l’Ue attendeva i piani per il 20 settembre (data impensabile, al momento), sono svariati i Paesi in ritardo. L’Italia rientra nel gruppo, il che alleggerisce la situazione. La Commissione ha infatti già garantito una certa elasticità a riguardo. In termini specifici, si offre una proroga entro e non oltre il 15 ottobre. In questo scenario si incastra anche il programma dei lavori in Parlamento, con la legge di Bilancio attesa entro il 20 ottobre.

Il grande nodo da sciogliere, per il ministro Giorgetti e l’intero esecutivo, è il cosiddetto decreto Omnibus. Con più di 700 emendamenti da discutere nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, è evidente come la partita si giochi esattamente qui.

Si discute della patente a punti per i cantieri, in tema sicurezza, con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega che, compatti, spingono per un rinvio a gennaio 2025. Una situazione delicatissima, con i sindacati che promettono battaglia, considerando come il tutto fosse atteso per il primo ottobre 2024.

Tema caldo anche quello del concordato preventivo. L’attenzione è particolarmente rivolta in questa direzione, dal momento che si ha estremo bisogno di risorse per la dispendiosa Manovra 2025. L’eventuale ampliamento delle maglie, però, scatena l’ira del Pd e del Movimento 5 Stelle. Una sanatoria nella sanatoria, la definiscono i democratici.

Ci si ritrova infine a parlare anche di calcio, anche se ovviamente non in termini di risultati sportivi. Dopo aver dato un bel 2 di picche all’intero sistema quest’anno, ecco una possibile riproposizione delle agevolazioni fiscali per i club. Nello specifico è Forza Italia a spingere, con una proroga ipotizzata al 2027 per la detassazione al 50% per i lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia e, ovviamente, per i contratti degli sportivi.