Crescita del PIL inferiore alle previsioni del Governo, ma buone notizie sulla dinamica dei prezzi, grazie soprattutto al rapido calo degli energetici. È questo, in estrema sintesi, il quadro che esce per l’Italia dalle previsioni intermedie d’inverno della Commissione europea. L’istituzione UE stima infatti che il PIL reale sia cresciuto dello 0,6% nel 2023, leggermente al di sotto delle previsioni dell’autunno 2023 (+0,7%), prevede che cresca dello 0,7% nel 2024, leggermente inferiore a quanto previsto in autunno (+0,9%) e conferma il +1,2% per il 2025.
Analizzando l’andamento dell’anno passato, la Commissione spiega che i consumi privati si sono moderati e gli investimenti hanno rallentato notevolmente, a causa dell’aumento dei costi di finanziamento e della graduale eliminazione dei crediti d’imposta per la ristrutturazione delle abitazioni. Per l’anno in corso, osserva che il potere d’acquisto delle famiglie dovrebbe beneficiare della disinflazione e dell’aumento dei salari, in un contesto di mercato del lavoro resiliente. Gli investimenti sono destinati a riprendersi, guidati da progetti infrastrutturali finanziati dal governo e del PNRR che compensano il freno derivante dalla minore spesa per la costruzione di alloggi.
Per quanto riguarda i prezzi al consumo, Bruxelles prevede che l’inflazione a livello armonizzato dell’Italia quest’anno centrerà l’obiettivo della BCE attestandosi al 2%, ben al di sotto del 2,7% previsto a novembre, per poi risalire leggermente nel 2025, quando è confermato il 2,3%.
La situazione in Europa
La Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di la crescita per il 2023 sia nell’UE sia nella zona euro, che dovrebbe attestarsi allo 0,5% rispetto allo 0,6% indicato nelle previsioni d’autunno. La crescita è prevista al ribasso anche nel 2024: sarà infatti rispettivamente dello 0,9% (rispetto all’1,3%) nell’UE e dello 0,8% (rispetto all’1,2%) nella zona euro. Per il 2025 si prevede un aumento dell’attività economica dell’1,7% nell’UE e dell’1,5% nella zona euro.
L’inflazione diminuirà più rapidamente rispetto a quanto indicato nelle previsioni d’autunno. Nell’UE si prevede un calo dell’inflazione IAPC (indice armonizzato dei prezzi al consumo), che passerà dal 6,3% del 2023 al 3,0% nel 2024 e al 2,5% nel 2025. Nella zona euro l’inflazione passerà dal 5,4% del 2023 al 2,7% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.
La ripresa della crescita
La Commissione europea afferma che una graduale accelerazione dell’attività economica è prevista nel corso dell’anno. In un contesto di calo dell’inflazione si prevede che la crescita reale dei salari e la resilienza del mercato del lavoro favoriranno un aumento dei consumi. Nonostante l’erosione dei margini di profitto si prevede che gli investimenti beneficeranno di un graduale allentamento delle condizioni di credito e della costante attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza. Si prevede inoltre una normalizzazione degli scambi commerciali con i partner esteri, dopo i risultati mediocri registrati lo scorso anno.
Il calo dell’inflazione
Il processo di riduzione più rapido di quanto indicato nelle previsioni di autunno si spiega con il calo più marcato dell’inflazione negli ultimi mesi, con la riduzione dei prezzi delle materie prime energetiche e con l’indebolimento della dinamica economica. Nel breve termine, tuttavia, si prevede che l’eliminazione delle misure di sostegno energetico negli Stati membri e l’aumento dei costi di trasporto a seguito delle turbolenze nel Mar Rosso eserciteranno una certa pressione al rialzo sui prezzi, senza tuttavia compromettere il percorso di riduzione dell’inflazione. Si stima che alla fine del periodo oggetto delle previsioni l’inflazione complessiva nella zona euro si attesterà leggermente al di sopra dell’obiettivo fissato dalla BCE, mentre nell’UE risulterà marginalmente superiore.
Il contesto di tensioni geopolitiche
Il documento della Commissione spiega che le previsioni sono tuttavia caratterizzate da un certo livello di incertezza a causa del protrarsi delle tensioni geopolitiche e dei rischi di un ulteriore allargamento del conflitto in Medio Oriente. Ci si aspetta che l’aumento dei costi di trasporto dovuto alle turbolenze nel Mar Rosso avrà un impatto solo marginale sull’inflazione. È vero, tuttavia, che ulteriori turbolenze potrebbero causare nuove strozzature dell’approvvigionamento, riducendo la produzione e facendo lievitare i prezzi.
A livello interno, i rischi per le proiezioni di riferimento sulla crescita e l’inflazione dipendono dall’andamento (superiore o inferiore alle previsioni) dei consumi, della crescita dei salari e dei margini di profitto oltre che dal persistere di tassi di interesse elevati. Altre minacce sono costituite inoltre dai rischi per il clima e dagli eventi atmosferici estremi.
Il commento di Gentiloni
“L’economia europea si è lasciata alle spalle un anno estremamente difficile, in cui il concorso di diversi fattori ha messo a dura prova la sua resilienza – ha commentato Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia – Nel 2024 la ripresa sarà, secondo le stime, più debole di quanto previsto tre mesi fa; essa riprenderà tuttavia gradualmente slancio in un contesto di frenata dell’aumento dei prezzi, di crescita dei salari reali e di un mercato del lavoro che ha evidenziato una notevole solidità”.
“Gli investimenti si manterranno a un buon livello grazie all’allentamento delle condizioni di credito e ai flussi di finanziamento del dispositivo per la ripresa e la resilienza – ha aggiunto – Per il 2025 si prevede un consolidamento della crescita e una riduzione dell’inflazione, che si avvicinerà all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE. L’incertezza che circonda queste previsioni è accentuata da diversi di fattori, quali le tensioni geopolitiche, una situazione climatica sempre più instabile e una serie di elezioni di importanza cruciale che si terranno nel mondo durante l’anno in corso”.