PIR ordinari e “alternativi”: cosa ci si aspetta per il 2024

La performance 2023 dei PIR ordinari è stata pesantemente negativa e condizionata dal ciclo di riscatti che sembra giunto ad esaurimento

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

È ancora incerto l’andamento dei PIR –  Piani Individuali di Risparmio, dopo un 2023 di passione, che ha risentito del peso dei riscatti ed anche della politica restrittiva della Bce. Iniziano però ad emergere alcuni segnali confortanti, con i deflussi sugli ordinari che rallentano ed i PIR alternativi che mostrano una certa resilienza. È quanto emerge dal PIR Monitor di Equita, secondo cui “i venti contrari dovrebbero diminuire” nei prossimi mesi ed un taglio dei tassi da parte della Bce potrebbe “fingere da  catlyst positivo per le mid-small cap e per i flussi del mercato azionario”, anche se sono “necessarie alcune azioni urgenti per avere un mercato dei capitali più efficiente”.

Cosa sono i PIR

I PIR o Piano Individuali di Risparmio sono strumenti di investimento di medio e lungo periodo, riservati alle persone fisiche, che puntano a raccogliere i risparmi e canalizzarli verso gli investimenti delle imprese, in particolare le Pmi. Si tratta di strumenti di finanziamento diversi dal canale bancario per le imprese. Per chi investe c’è un trattamento fiscale agevolato a condizione che siano rispettate alcune limitazioni previste dalla legge con riferimento alla composizione dei portafogli e alla durata dell’investimento. I PIR “alternativi” e “fai-da-te” sono invece una sorta di “contenitore” (come i fondi di PIR), caratterizzato dal ricomprendere una molteplicità di strumenti che offrono una agevolazione fiscale.

PIR ordinari ancora in rosso

I PIR ordinari, secondo i dati ufficiali di Assogestioni, hanno registrato nel 2023 deflussi per  2,75 miliardi di euro, con il quarto trimestre che ha registrato deflussi netti per 599 milioni (settimo trimestre consecutivo negativo per i PIR ordinari), dopo un terzo trimestre anche peggiore (-731 milioni). Il trend negativo si è mantenuto anche a gennaio e febbraio 2024 (-270 milioni nei primi dei mesi), ma sempre in miglioramento su base sequenziale ed annuale (-815 milioni nel primo trimestre 2023). Gli asset in gestione (AUM) totali, promossi dai 66 fondi PIR ordinari, si attestano a 16,9 miliardi di euro a fine 1023, in crescita rispetto a tre mesi prima (+3,8%) grazie all’effetto mercato positivo (+7,5% nel quarto trimestre e +13% nel 2023) in parte compensato dai deflussi.

Trend resiliente per i PIR alternativi

Per quanto riguarda i PIR alternativi, nel quarto trimestre 2023 hanno registrato una raccolta netta positiva per 134 milioni, portando la raccolta netta totale del 2023 a +201 milioni. Gli AUM totali – promossi da 17 fondi PIR alternativi, ammontano a 1,67 miliardi, ma si stimano superiori ai 3 miliardi considerando anche i fondi non inclusi nei dati di Assogestioni, con un aumento del 10% trimestre su trimestre, principalmente grazie alla raccolta.

Attesa una stabilizzazione della raccolta

Equita attende che l’andamento dei flussi si stabilizzi nei prossimi trimestri. In particolare,  i venti contrari sui fondi PIR dovrebbero diminuire, in quanto i riscatti dovrebbero ridursi dopo il raggiungimento dei 5 anni, termine per attivare i benefici fiscali. Il primo trimestre dell’attuale ciclo di deflussi (2° trimestre 2022) è coinciso sostanzialmente con il primo rialzo dei tassi di riferimento da parte delle banche centrali mondiali, con effetti negativi sulla liquidità delle mid-small italiane. “Ci aspettiamo che la BCE riduca presto i tassi, fungendo da catalyst positivo per le mid-small e per i flussi del mercato azionario”, sottolinea  Luigi De Bellis, co-head dell’Ufficio Studi di Equita.

“Continuiamo a credere che i PIR, sia tradizionali che alternativi, siano eccellenti strumenti per investire in modo efficiente in un’ottica di medio-lungo termine sulle imprese italiane, specialmente PMI, con importanti vantaggi fiscali e diversificando il periodo di ingresso nel tempo” sottolinea l’esperto, aggiungendo “riconosciamo che l’attrattività dei BTP si traduce in un aumento della concorrenza sui risparmi privati, ma ci aspettiamo che il loro appeal relativo diminuisca con una riduzione dei tassi d’interesse”.

Si prevede che gli Asset Under Management (AUM) per i PIR ordinari raggiungeranno i 18 miliardi di euro entro la fine del 2024 (da 16,9 miliardi) grazie all’effetto positivo dei mercati e alla stabilizzazione dei flussi. Per quanto riguarda i PIR Alternativi, ci si attende che possano raccogliere tra 1 e 1,5 miliardi di euro all’anno a partire dal 2024, avvicinandosi a 10 miliardi di euro di AUM in 5 anni rispetto alla dimensione attuale stimata superiore a 3 miliardi di euro.

Serve un mercato dei capitali più efficiente

Secondo gli esperti di Equita occorre favorire la crescita del mercato dei capitali, essenziale per il vantaggio competitivo dell’Italia e dell’UE. In particolare, è necessario un mercato dei capitali più efficiente per attrarre le aziende migliori, e la presenza di investitori – tipicamente domestici per le mid-small cap – in grado di sostenerne la crescita e una corretta valutazione.