Il ministero dell’Economia e delle Finanza (Mef) ha annunciato che sarà indetta un’asta per 7,5 miliardi di euro in buoni ordinari del Tesoro (Bot) a 12 mesi. Non si tratta di un’emissione per particolari necessità di cassa, anche se il governo sta cercando fondi per evitare una manovra correttiva prima dell’autunno.
I Bot saranno messi a disposizione tramite un’asta competitiva ma non avranno rendimenti molto alti, sia perché la loro estensione temporale è molto limitata, soltanto un anno, rispetto a quella di altri prodotti finanziari simili, sia perché l’abbassamento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea ha fatto calare il costo del denaro.
La nuova asta dei Bot a 12 mesi del Mef
Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha cominciato ad assegnare all’asta nuovi buoni ordinari del tesoro con scadenza a 12 mesi. Il valore totale di questa emissione sarà di 7,5 miliardi di euro, raccolti pur senza una vera esigenza di cassa a cui sopperire. La prima tranche è disponibile dal 12 giugno mentre la data di regolamento è fissata per il 14 giugno.
L’asta con cui saranno raccolti questi fondi sarà competitiva e sarà prevista anche un’offerta supplementare ulteriore del 10% del valore nominale dell’asta (quindi 750 milioni di euro). L’offerta minima sarà di mille euro. Le commissioni saranno quelle definite dal decreto del 15 gennaio 2015 sulla trasparenza nel collocamento dei titoli di Stato e si attesteranno attorno allo 0,15%.
Recentemente i rendimenti dei Bot sono tornati a salire a causa dell’instabilità portata dalle Elezioni europee. Cresciuto anche lo spread con i titoli di Stato tedeschi, che ha superato i 140 punti base dopo diversi mesi nei quali si era attestato al di sotto di questa soglia. Questo aumento contrasta con la diminuzione dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea che ha fatto calare il costo del denaro e di conseguenza i rendimenti dei titoli di debito statali.
I problemi del governo con il debito pubblico
Nei prossimi mesi il governo dovrà affrontare i grossi problemi di debito pubblico che lo Stato ha accumulato durante gli anni della pandemia. Pesano soprattutto i costi dei bonus edilizi, che si sono gonfiati rapidamente a causa della mancanza di un tetto di spesa, in primis per il Superbonus 110%. Nonostante le misure contenitive della spesa prese dal ministro per l’Economia e le Finanze Giancarlo Giorgetti, il problema rimane, soprattutto dopo l’introduzione dei nuovi parametri europei su debito e deficit.
Nonostante queste normative siano meno stringenti che in passato, l’Italia è comunque oltre in entrambi i casi e questo comporterà da una parte una mancanza di fondi per alcune delle misure della manovra finanziaria e dall’altra la possibilità di dover ricorrere a un’operazione correttiva. Il governo potrebbe ritrovarsi a dover tagliare alcuni miliardi dalla spesa pubblica.
La speranza in una Commissione europea alleata, che permettesse all’Italia di ritrattare le condizioni del suo debito, è svanita dopo le elezioni. Anche se Fratelli d’Italia votasse il nuovo presidente della Commissione, difficilmente il suo gruppo parlamentare, quello dei conservatori, troverebbe spazio in un supporto strutturale all’interno di una maggioranza che includerà quasi sicuramente anche socialisti e verdi.