Giorgetti frena su rottamazione e taglio Irpef: “Manovra in salita”

Il ministro Giorgetti avverte che la riduzione Irpef e la nuova rottamazione voluta dalla Lega richiedono coperture difficili, complicate dalle crisi internazionali

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti frena sugli annunci di Salvini (rottamazione cartelle e taglio delle tasse per il ceto medio), avvertendo che la strada per finanziare la prossima Manovra è in salita. Spiega che quelle misure erano pensate in un contesto economico più stabile, che ora si è “complicato” a causa delle crisi internazionali, sulle quali l’esecutivo non ha controllo.

Le parole di Giorgetti

Durante un incontro della campagna elettorale della Lega in Valle d’Aosta, in vista delle regionali del 28 settembre, Giorgetti ha ricordato come la guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, continui ad avere ripercussioni sull’economia italiana. Secondo il ministro, gli effetti del conflitto sono sia diretti sia indiretti. Spiega:

L’ondata di inflazione che abbiamo vissuto in questi anni è legata soprattutto all’aumento dei prezzi dell’energia, conseguenza diretta di quanto accaduto in Ucraina: procurarsi gas o altre fonti energetiche oggi costa molto di più.

A questo si aggiungono gli aspetti più immediati, come il sostegno al Paese invaso. Continua Giorgetti:

Nella coalizione internazionale c’è persino chi propone l’invio di soldati sul campo, ipotesi che non ci riguarda. Ma l’aiuto finanziario è una forma di supporto che ogni Stato dovrà garantire, e inevitabilmente anche questo finirà per pesare.

Taglio Irpef, quanto si risparmia

Per finanziare il taglio dell’Irpef destinato al ceto medio, una delle priorità del governo, servono circa 4 miliardi di euro. L’intervento ipotizzato riguarda la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione, che passerebbe dal 35% al 33%, accompagnata da una revisione degli scaglioni: dopo la riforma del 2024, che aveva ridotto da quattro a tre le aliquote con un’aliquota unica al 23% fino a 28mila euro, la novità consisterebbe nell’alleggerimento della seconda aliquota e nell’ampliamento della fascia di reddito a cui si applica, da 50 mila a 60mila euro lordi.

Secondo un’analisi di Izi, società specializzata in studi politico-economici, i benefici fiscali variano sensibilmente in base al reddito:

  • con 30mila euro lordi annui il risparmio si limita a circa 40 euro;
  • con 40mila euro il vantaggio sale a poco più di 100 euro;
  • con 45mila euro il beneficio stimato raggiunge circa 200 euro;
  • con 50mila euro il risparmio diventa più consistente, intorno ai 600 euro;
  • con oltre 60mila euro il vantaggio arriva fino a 1.400 euro annui, pari a oltre 100 euro al mese.

Rottamazione quinquies delle cartelle: cosa sappiamo

Parallelamente, la Lega propone una nuova rottamazione delle cartelle, la quinta, con un costo stimato tra i 2 e i 3 miliardi. La misura prevederebbe un piano di rateizzazione esteso fino a 120 rate in 10 anni, tutte di pari importo e senza interessi. Sarebbe inoltre possibile saltare fino a otto rate senza perdere i benefici, e non sarebbero richieste maxi-rate iniziali, a differenza della quarta edizione.

All’interno della maggioranza non ci sono opposizioni di principio alla nuova rottamazione, ma occorre agire “cum grano salis”, ha precisato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Lo stesso viceministro ha ribadito che la misura non deve trasformarsi in un vantaggio per “chi possiede un suv e ricorre a metodi pretestuosi per non pagare le tasse”.

Il riferimento non riguarda solo la prossima legge di bilancio, ma anche il disegno di legge a prima firma Romeo. Proprio su questo ddl, che introduce una rateizzazione di lungo periodo per carichi fiscali, contributivi e di altra natura affidati all’agente della riscossione, è slittata la scadenza per la presentazione degli emendamenti in Senato; inizialmente prevista per venerdì 12 settembre alle ore 12, è stata rinviata a lunedì 22 settembre, sempre alle ore 12. La decisione, riferiscono fonti parlamentari, è arrivata in seguito a diverse richieste di proroga.