Il pensiero dell’economista Francesco Giavazzi

L'analisi economista dell'Italia, tra ieri e oggi, di Francesco Giavazzi: ecco la malattia che da tempo affligge il nostro Paese

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nato nel 1949, Francesco Giavazzi è un economista di grande prestigio, che ha avuto più di un ruolo nel mondo della politica italiana degli ultimi complessi anni. Nel 2012 è stato infatti chiamato a prendere parte al governo Monti, collaborando all’analisi della Spending Review in un momento alquanto delicato. Anni dopo, nel 2021, è stato invece nominato consigliere economico del governo Draghi.

Il pensiero economico

Francesco Giavazzi ha espresso il proprio pensiero economico attraverso le sue svariate pubblicazioni. Dai libri dati alle stampe agli editoriali sulle pagine del Corriere della Sera. Le sue opinioni richiamano il liberalismo classico e il liberismo filoamericano. Ciò seguendo la scia delle idee della scuola di Chicago, di Luigi Einaudi e di Milton Friedman.

In ambito politico, invece, Giavazzi non si è mai schierato ufficialmente. Ha però dichiarato come un solo partito, quello Radicale di Marco Pannella, fosse da intendere come unico sostenitore delle sue proposte economiche.

Sostenitore dell’abolizione dell’articolo 18 dallo Statuto dei Lavoratori. Era certo del fatto che tale operazione avrebbe incrementato nettamente la produttività delle imprese in Italia. A pagare il prezzo della maggior flessibilità sono stati però i giovani, il che è stato il vero aspetto negativo di questa manovra, ha dichiarato.

“Tutto ciò mentre i lavoratori più anziani continuavano a essere protetti da contratti a tempo indeterminato. E se poi la loro azienda è in difficoltà, scatta in soccorso la cassa integrazione, istituto quasi sconosciuto alla maggioranza dei giovani”.

Corruzione a norma di legge

Nel 2014 è andato in stampa l’ultimo libro di Francesco Giavazzi. Il noto economista si è concentrato sulla malattia cardine che scava a fondo nel cuore del sistema italiano: la corruzione.

Il titolo completo del libro è Corruzione a norma di legge. La lobby delle grandi opere che affonda l’Italia. Il nostro Stato ha quasi dimenticato l’importanza di contrastare con ogni mezzo possibile le ruberie ai danni del bene pubblico. Così venivano descritte nel XIV secolo, quando a Venezia esisteva già la figura dell’Avogador, di fatto un controllore. Un ruolo cardine per la società del tempo, che poteva essere ricoperto unicamente da chi non avesse conflitti di interesse con quanto era chiamato a controllare.

Pone un esempio molto chiaro in questo testo, quello del MoSE. Le vicende giudiziarie che lo hanno travolto, dice, evidenziano come vi fosse un legame tra controllori e controllati, con conseguenze nefaste. Affiancato da Giorgio Barbieri, Giavazzi ha ricostruito con attenzione 20 anni di grandi opere italiane invischiate in una palude di corruzione. Si registra un filo rosso che pone in connessione il caso Tangentopoli degli anni novanta al sistema MoSE: corruzione delle leggi prima ancora della violazione delle leggi. Più e più volte i due autori tornano sulla spinosa questione della realizzazione del MoSE, dal momento che viene considerato l’embelma di un “sistema che ha corrotto lo Stato italiano su tutti i livelli, nel corso della prima e della seconda Repubblica. Ciò mette ora la politica con le spalle al muro. A lei spetta il compito di trovare l’antidoto affinché casi del genere non si ripetano mai più”.