Settimana positiva per i mercati, protagoniste le banche centrali

La Fed mantiene i tassi fermi tra rischi di inflazione e incertezza della politica commerciale

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Redazione

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Pubblicato: 21 Marzo 2025 18:54

Si chiude una settimana all’insegna della positività per i mercati finanziari mondiali, da un lato all’altro dell’oceano, con le banche centrali che hanno fatto da padrona. Sullo sfondo pesano le incognite legate ai possibili impatti sull’economia mondiale della guerra sui dazi lanciata dagli Stati Uniti.

Federal Reserve lascia i tassi invariati, in attesa di chiarezza

I tassi americani sono stati lasciati invariati come da attese. L’economia viene sempre descritta come in progresso a ritmo solido, ma ovviamente si prende atto della cresciuta incertezza dell’outlook economico. L’inflazione continua a essere “moderatamente elevata” e la Fed resta vigile sui rischi in entrambe le direzioni per il suo duplice mandato.

Il governatore Powell ha sottolineato ancora i rischi legati ai dazi sull’inflazione, aggiungendo però che questa potrebbe essere transitoria. Il banchiere ha aggiunto che anche se i dati restano solidi, le survey segnalano un iniziale impatto dei dazi sull’economia. I rischi su inflazione ed economia si bilanciano, per cui la Fed può permettersi di aspettare una maggior chiarezza del quadro.

Prima della Federal Reserve, si è espressa in materia di politica monetaria la Banca del Giappone che ha mantenuto invariati i tassi di interesse allo 0,50%, in linea con le attese del mercato. Ueda ha dichiarato di essere tranquillo sul livello del trend inflattivo e che alzare i tassi per combattere l’inflazione nel food e nell’energy sarebbe sbagliato. Il governatore ha ammesso che la politica commerciale USA alimenta incertezza.

Con l’inflazione che si è ulteriormente avvicinata allo zero in Svizzera, la Banca centrale della Confederazione ha ulteriormente tagliato i tassi di interesse di riferimento, nella misura di 0,25 punti percentuali (25 punti base). Il tasso guida BNS sul franco scende così allo 0,25%.

Chiude il giro delle banche centrali, la Bank of England (BoE) che ha deciso di lasciare fermi i tassi di interesse al 4,5%, centrando le aspettative degli analisti, dopo il taglio di un quarto di punto adoperato a febbraio. La decisione, che riflette il rimbalzo recente dell’inflazione britannica, ben al di sopra della soglia target del 2%, è stata assunta dal direttorio con una ampia maggioranza: 8 favorevoli a fronte di 1 componente che avrebbe preferito un nuovo taglio.

Regno Unito: l’economia rallenta

La BoE mantiene i tassi invariati mentre l’economia del Regno Unito continua a incontrare difficoltà, con la contrazione del PIL registrata a gennaio e i crescenti timori di una possibile guerra commerciale globale che aumentano l’incertezza.

I dati USA attenuano i timori di una prossima recessione

Nelle previsioni economiche, la banca centrale USA ha alzato le stime di inflazione core al 2,8% nel 2025, riducendo quelle sul PIL, che ancora non incorporano l’impatto dei dazi, mentre la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha detto che le tariffe USA al 25% peserebbero per lo 0,3% sul PIL dell’Eurozona. Tornando alla Fed, il governatore Powell ha di fatto minimizzato le crescenti preoccupazioni sull’effetto negativo dei dazi e, i dati sulle vendite di case, migliori del previsto, hanno attenuato i timori di una prossima recessione negli Stati Uniti. Frattanto, i dati macro sul mercato del lavoro hanno evidenziato una certa resilienza: il numero di americani che hanno richiesto il sussidio di disoccupazione è leggermente aumentato la scorsa settimana. Le richieste iniziali di disoccupazione, un indicatore delle assunzioni, sono aumentate fino a 223.000, poco sotto le attese.

Dollaro in risalita

Recupera terreno il dollaro e spinge l’euro verso area 1,084, dopo che la Fed ha mostrato di non avere alcuna fretta nella strada dei tagli ai tassi d’interesse, confermando, per il momento, due mosse entro la fine dell’anno. Ritraccia il Bitcoin che si muove sugli 83.800 dollari.

Oro: i prezzi si rafforzano sopra 3.000 dollari

L’acuirsi delle tensioni geopolitiche e la guerra commerciale avviata dal Presidente americano Donald Trump spingono ancora una volta i prezzi dell’oro che si rafforza sopra 3.000 dollari, raggiungendo il nuovo record di 3.052 dollari.

Tra le altre commodities, i prezzi del petrolio avviano la settimana in rialzo, dopo la correzione precedente, nonostante il taglio delle stime da parte di Goldman Sachs. La banca d’affari si è unita alle altre ed ha tagliato le previsioni sulle quotazioni di greggio, indicando un prezzo per il Brent a un intervallo di 65-80 dollari al barile dai 70-85 dollari indicati in precedenza.

La performance settimanale delle borse

La palma dei rialzi, in questa settimana, viene conquistata dalla piazza di Madrid che porta a casa un progresso di oltre il 4%. Bene, inoltre, Milano in salita del 2,7% circa. Rialzi oltre l’1% per Francoforte, Parigi e Londra. Il finale si prefigura in progresso anche per la borsa di Wall Street.

I migliori e peggiori a Piazza Affari

A Piazza Affari, Saipem porta a casa un rialzo dell’8,8%. Bene, anche Tenaris che sale del 6,3%. Tra le banche, MPS chiude in progresso del 7,1%, Mediolanum del 6,3% e Mediobanca del 5,9%. Le peggiori blue chips sono, invece, Amplifon e Diasorin, entrambe in calo del 3% circa.