Il Governo ostenta sicurezza di fronte alla prova del rating. Si inizia oggi con il verdetto di S&P Global, che stasera a chiusura di Wall Street annuncerà la decisione di ritoccare o meno il suo giudizio sull’Italia. Lo scorso 21 aprile l’agenzia americana aveva confermato il rating italiano al livello BBB con outlook stabile, appena un gradino sopra il livello junk (spazzatura) tipico delle realtà più a rischio default.
In quell’occasione l’agenzia aveva riconosciuto un approccio prudente del governo sui conti aggiungendo, però, un avvertimento: “L’elaborazione della legge di bilancio 2024 sarà importante nel valutare l’impegno del governo a questa prudenza”. A distanza di sei mesi dall’approvazione della manovra – che intensifica i tagli, interviene sul cuneo e sull’Irpef, ma solo in modo temporaneo, e imprime un’ulteriore stretta sulle pensioni proprio per rispondere agli standard richiesti a livello internazionale – si attende dunque il giudizio di S&P.
La posizione di Giorgetti
“Sono confidente di avere una valutazione favorevole in sede europea e dei mercati” commenta il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. “Abbiamo scritto una legge di bilancio correttamente impostata e a nostro giudizio troverà la valutazione onesta delle agenzie di rating che l’hanno letta. “Con la manovra – ha detto il ministro – il governo punta ad andare contro la perdita di potere d’acquisto dei redditi più bassi”. Giorgetti ha inoltre ricordato che le imprese piccole non dovranno più versare l’acconto a novembre ma in rate che secondo Giorgetti è una “rivoluzione copernicana”. Il ministro ha anche evidenziato le super deduzioni per chi assume.
Pichetto: “Non siamo preoccupati ma attenzione ai tassi”
“Prima leggiamolo. Preoccupati non siamo, dobbiamo essere attenti, perché sappiamo bene che i mercati internazionali sono un termometro, un indicatore delle condizioni in cui siamo e in questo momento gli spread viaggiano sui 200 punti. E anche un anno fa eravamo a 200 punti – ha affermato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto parlando dell’aggiornamento del rating Italia da parte di S&P –. Quello su cui dobbiamo fare attenzione è la parte dei tassi perché l’inflazione, il venir meno da parte delle Bce, degli acquisti, ha generato che i tassi siano saliti, e per chi ha tanto debito storico come l’Italia, che sfiora i 3.000 miliardi, i tassi pesano sul bilancio dello Stato”.
L’Italia sotto i riflettori internazionali
Da oggi il debito italiano sarà sotto i riflettori internazionali, con cinque agenzie che, con un calendario serrato di quasi un mese, daranno il proprio verdetto sull’affidabilità Paese. Dopo S&P la prossima settimana toccherà a Dbrs. Per l’agenzia canadese, che a maggio aveva promosso la capacità di resistenza della nostra economia, il rating dell’Italia è al livello di BBB High con trend stabile: il 27 ottobre svelerà la propria revisione. Il 10 novembre sarà invece la volta di Fitch, che il 12 maggio scorso ha confermato il rating a BBB con prospettive stabili. Ma la data cui si guarda con più preoccupazione è il 17 novembre, quando arriverà il voto di Moody’s: l’agenzia è di fatto in stand by da maggio, quando decise di non aggiornare il rating. L’attuale giudizio classifica l’Italia a Baa3 con prospettive negative e a fine aprile la stessa agenzia evidenziava in un report come l’Italia fosse l’unico Paese tra quelli “coperti” a rischiare “di perdere l’investment grade”. Un eventuale declassamento collocherebbe l’Italia nella categoria “junk”.
La valutazione della Commissione europea
A completare definitivamente il calendario dei giudizi sarà però la Commissione europea, che deve dare la propria valutazione sulla manovra. Il Documento programmatico di bilancio è stato inviato lunedì, subito dopo il via libera in cdm. Ma la validazione arriverà solo tra un mese. Bruxelles ha infatti già detto che pubblicherà il proprio parere con il pacchetto autunnale del semestre europeo previsto per il 21 novembre.
L’assist della crisi geopolitica
Nello scenario più probabile, secondo gli analisti, le agenzie si limiteranno a giudicare stabile il rating con outlook negativo. A dare un assist al Governo è lo scenario geopolitico con le crisi in Medioriente e in Ucraina. Scenario che se da una parte rappresenta per Meloni un alibi per giustificare una politica fatta di tagli e promesse elettorali non mantenute che potrebbe risultare impopolare agli occhi dei suoi elettori, dall’altra rende l’Italia meno vulnerabile difronte alla scure delle agenzie di rating. “Dovessimo giudicare il lavoro del governo senza considerare il contesto geopolitico, dovremmo declassare i titoli di stato italiani a spazzatura. Ma, in questo momento storico, tra la guerra in Ucraina e le tensioni in Medioriente, non possiamo permetterci di far saltare in aria un paese come l’Italia” è il commento rilasciato a Dagospia da un “professionista al lavoro per le agenzie di rating”.