Green Bond da record, come scegliere i migliori

La normativa incoerente non favorisce gli investimenti e lo sviluppo del mercato, ma esistono dei criteri di selezione degli strumenti di qualità

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Redazione

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Pubblicato: 10 Dicembre 2024 15:02

Il 2024 è un anno record per le emissioni di Green Bond, grazie a quantitativi superiori alle attese, che hanno compensato la stagnazione osservata a partire dal 2022, in gran parte attribuita a un contesto di tassi di interesse elevati, piuttosto che a un minore impegno nelle iniziative per il clima. E’ quanto sottolinea una analisi di Ronald Van Steenweghen, gestore fixed income di DPAM, secondo cui il comparto della finanza green conferma rosee prospettive, in vista di investimenti significativi per far fronte alle sfide climatiche globali. Ma cosa caratterizza gli investimenti green? E come si selezionano i green bond migliori?

Green sinonimo di qualità degli asset

L’etichetta “green bondcontinua a mantenere la reputazione di asset class di alta qualità sia tra gli investitori che tra gli emittenti. Di recente, gli emittenti di settori ad alta intensità di emissioni con significativi investimenti green hanno preferito sempre più i green bond rispetto alle obbligazioni legate alla sostenibilità, che sono tipicamente legate a metriche basate sul comportamento. L’Europa rimane la forza dominante nel mercato globale dei green bond, guidato da grandi emittenti europei come l’Unione europea (UE), la Banca europea per gli investimenti (BEI) e KfW.

Tuttavia, il “greenium“, cioè il premio che gli investitori pagano per i green bond rispetto alle obbligazioni convenzionali comparabili, è quasi scomparso a livello aggregato, suggerendo che i green bond possono integrarsi meglio nei portafogli obbligazionari tradizionali.

L’impatto delle normative Ue

Nonostante la forte spinta che arriva dalla normativa europea per promuovere la finanza sostenibile, restano da affrontare importanti sfide pratiche. Sono stati sollevati dubbi sulla capacità di recenti iniziative normative di convogliare capitali significativi verso investimenti a basse emissioni. La finanza al servizio della transizione energetica, in particolare, rimane un tema trascurato in molte di queste novità normative.

Standard normativi incoerenti minacciano di frammentare il mercato dei green bond, alimentando quella che viene definita “stanchezza da ESG e indebolendo l’interesse degli investitori a finanziare un’economia a basse emissioni. Garantire normative coerenti e complete sarà essenziale per supportare lo slancio della finanza sostenibile.

Criteri di selezione

Da oltre cinque anni DPAM impiega una metodologia proprietaria per valutare rigorosamente i green bond. Il team ESG si assicura che ogni obbligazione sia conforme agli standard internazionali, includa un parere di terzi e dimostri l’impegno a un’allocazione trasparente e a una rendicontazione dell’impatto.

Si affianca poi valutazione qualitativa della strategia e degli obiettivi climatici di ciascun emittente, rilevando eventuali incoerenze tra gli obiettivi dichiarati e le pratiche di finanziamento come potenziali aree di preoccupazione. L’analisi – spiega l’esperto – si basa su tre principi fondamentali: Materialità (progetti allineati a rischi e opportunità), Intenzionalità (obiettivi ambiziosi e definiti), Addizionalità (progetti devono produrre un impatto ambientale che vada oltre le operazioni standard).

Solo i green bond che soddisfano tutti questi criteri di valutazione interna sono inclusi nella lista di strumenti validati, garantendo che siano in linea con gli standard internazionali e con l’impegno per un impatto significativo.