Fine dell’era dei tassi bassi: il Giappone prepara nuove mosse

Dopo tre decenni, il Giappone torna a tassi record, portando il costo del denaro allo 0,75%, il più alto degli ultimi trent'anni per un Paese come il Giappone abituato a tassi zero

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato:

La Banca del Giappone ha compiuto un passo epocale: i tassi d’interesse sono stati portati allo 0,75%, il livello più alto dal 1995. Dopo decenni di sostegno straordinario e denaro quasi gratuito, Tokyo imbocca la strada della normalizzazione monetaria per riportare l’inflazione in linea con il target del 2% e per contrastare  la debolezza dello yen.

L’istituto centrale ritiene che il Giappone sia ormai vicino a centrare in modo stabile l’obiettivo del 2% di inflazione, sostenuto da aumenti salariali diffusi. Il rialzo, deciso all’unanimità, segna la fine dell’era dei tassi bassi e avvicina la politica monetaria a livelli “neutrali” stimati tra l’1% e il 2,5%.

Il governatore Kazuo Ueda ora deve bilanciare prudenza e fermezza. Ovvero evitare di soffocare un’economia fragile, ma al tempo stesso inviare segnali hawkish per contenere la debolezza dello yen.

Le reazioni dei mercati

La decisione della Bank of Japan (BoJ) ha fatto perdere terreno allo yen sceso fino a 156,02 per dollaro, mentre i redimenti dei titoli decennali giapponesi hanno toccato il 2%, massimo dal 2006. Gli investitori guardano con attenzione al ritmo dei futuri rialzi, consapevoli che un cambiamento nella politica della BoJ può avere ripercussioni globali, dato il ruolo del Giappone come fonte di finanziamento a basso costo.

Sfide e prospettive

Alcuni membri del board ritengono che l’inflazione abbia già raggiunto il target, mentre altri prevedono che lo farà entro metà del triennio di proiezione. Con i prezzi alimentari ancora elevati e i salari in crescita, la banca centrale appare pronta a ulteriori mosse.

Gli addetti ai lavori guarderanno alla comunicazione futura: un messaggio troppo cauto rischia di indebolire lo yen e alimentare l’inflazione importata, mentre uno troppo aggressivo potrebbe frenare la ripresa interna.

L’outlook della BoJ

Secondo l’outlook della BoJ, l’export rimane sostanzialmente piatto per via dei dazi ma l’economia risulta resiliente e i profitti aziendali potrebbero continuare sul sentiero della crescita. Per quanto riguarda l’inflazione, si attende un ritorno al di sotto del 2% entro la prima metà del 2026 per poi vedere una stabilizzazione della situazione nel corso dell’anno. Se la situazione macro rimane tale, la BoJ proseguirà con il rialzo dei tassi.

“Le condizioni macroeconomiche in Giappone sono molto favorevoli ai rialzi dei tassi già da tempo e la BoJ sta proseguendo il suo lavoro per normalizzare una situazione che non si presentava da ben 35 anni, ossia vedere un’inflazione al di sopra del target per così tanto tempo mentre si alzano i tassi. Questa condizione è un vero e proprio punto di non ritorno rispetto alla condizione macro precedente dove si sono alternati periodi di inflazione e deflazione, condizioni che non permettono una sana crescita dell’economia”

sottolinea David Pascucci, Market Analyst di XTB.

Effetti attesi sui mercati

“Gli effetti a lungo termine di una ripresa dei tassi al rialzo potrebbe avere delle conseguenze molto importanti nel settore finanziario del Giappone, dal ritorno al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato, l’apprezzamento dello Yen sui mercati valutari e un potenziale forte rialzo e ripresa dei mercati azionari. In futuro potremmo quindi assistere ad una stabilizzazione della forza dello Yen, rendimenti dei titoli di Stato piú appetibili e mercati azionari che potrebbero essere molto appetibili in termini di opportunità di lungo termine. Al momento lo Yen non reagisce in modo eccessivo a questo rialzo dei tassi attestandosi a 156, livelli ancora alti mentre il decennale si porta al 2%, rendimento più alto dal 2008″

conclude l’analista.