FED, ecco i cinque indicatori chiave sotto la lente

L'analisi a cura di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel

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Redazione

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BCE verso la sforbiciata a giugno, FED alla finestra. A pochi giorni dalla pubblicazione dell’Indice dei Prezzi al Consumo Usa per il mese di marzo, quali sono i cinque fattori principali che la Fed dovrà tenere sotto osservazione nei prossimi mesi?  Lo spiega Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel

FED, 5 indicatori chiave sotto la lente

  • CPI core. Anche a marzo, per il terzo mese consecutivo, il CPI core ha messo a segno un aumento del +0,4% su base mensile. Un dato isolato sarebbe potuto essere interpretato come una pausa o una battuta d’arresto, ma tre dati consecutivi indicano un trend al rialzo, ben al di sopra dell’obiettivo della Fed
  • Prezzi del gas. I prezzi dell’energia e, in particolare, quelli del gas (+1,1% in marzo), sono stati determinanti per il rialzo dell’inflazione complessiva. Sebbene non rappresenti un problema per il dato core, che esclude dal paniere i prezzi delle componenti più volatili come generi alimentari e, appunto, energia, l’accelerazione dei prezzi del gas è destinata ad esercitare pressioni al rialzo sulle attese di inflazione
  • Servizi abitativi. Con un incremento del +0,4% a marzo, la componente relativa ai prezzi degli alloggi continua ad essere tra le principali cause dell’aumento del CPI core. Gli affitti hanno messo a segno un aumento del +0,4% a marzo, mentre le assicurazioni sugli immobili sono aumentate del +0,5%. E negli ultimi quattro mesi non c’è stato alcun segnale di rallentamento.
  • Beni di consumo. Dopo l’aumento del +0,1% a febbraio, in marzo i prezzi dei beni di prima necessità sono calati del -0,2%, contribuendo a tenere l’inflazione core sotto controllo
  • Servizi core. Dall’assistenza sanitaria all’assicurazione sulla casa, i servizi core hanno registrato un rialzo del +0,5% a marzo (+0,6% al netto della componente affitti): un rialzo notevole, che ha impattato duramente sull’inflazione complessiva.

In conclusione – si legge nell’analisi -. la dinamica dei prezzi mostra un’accelerazione incompatibile con un taglio dei tassi da parte della Fed e, al momento, i dati non sono di alcun conforto.

Cosa farà la BCE?

Ovviamente, riflettori puntati anche sulla prossima mossa della Banca Centrale Europea. “Se i dati continuando a muoversi nella direzione della disinflazione, il progresso continuerà nel cammino che abbiamo adottato. Non ci impegniamo preventivamente su un particolare percorso dei tassi, in quanto dipende dai dati in arrivo, ma la direzione è chiara“. Lo ha affermato Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (BCE), nel corso della conferenza stampa che ha seguito la riunione del Consiglio direttivo, in cui è stato deciso di mantenere invariati i tassi di interesse chiave.

In particolare, a  una domanda su come l’inflazione superiore alle attese negli Stati Uniti può influenzare la Fed e di conseguenza la BCE, ha risposto: “Siamo data-dependent, non siamo Fed-dependent. Ovviamente ciò che accade ci riguarda e sarà incluso nelle proiezioni che saranno preparate e pubblicate a giugno”.

Non siamo Fed-dependent

Non speculo su quello che altre banche centrali fanno o possono fare – ha aggiunto, pressata sul tema – Le conseguenze in termini di stabilità dei prezzi, di inflazione e di tutto il resto vanno considerate e monitorate molto attentamente, e considerate nelle proiezioni, ma non perseguiamo nessun particolare livello di cambi e non commento su questo. Ci sono molti canali su cui le politiche monetarie possono influenzarsi e non è solo tramite il cambio.