I mercati azionari hanno scambiato in questa settimana senza una direzione chiara, con la maggior parte di esse che comunque ha chiuso l’ottava in perdita. Gli investitori guardano soprattutto alle prossime decisioni delle banche centrali e alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti (con un testa a testa tra i due candidati Donald Trump e Kamala Harris), mentre entra nel vivo la stagione dei risultati trimestrali (che finora sono stati contrastanti sulle due sponde dell’oceano).
Dal punto di vista macroeconomico, in questa settimana gli indici PMI dell’eurozona hanno segnalato una debolezza continua nell’attività economica, mentre in Germania l’indice IFO è salito per la prima volta da aprile. Le dichiarazioni dei funzionari della BCE sono state accomodanti, indicando che sono attesi ulteriori tagli dei tassi mentre i rischi per l’inflazione e la crescita cambiano. Tuttavia, un taglio di 50 punti base a dicembre rimane improbabile per la maggior parte degli analisti. Il FMI ha ampiamente confermato le sue previsioni di crescita globale per quest’anno e il prossimo a un deludente 3,2%, con revisioni al rialzo dei numeri degli Stati Uniti che hanno compensato le revisioni al ribasso per l’eurozona.
La seduta odierna
Tra gli indici di Eurolandia, quella odierna è stata una seduta trascurata Francoforte, che è restata incollata sui livelli della vigilia, ha tentennato Londra, con un modesto ribasso dello 0,25%, e nulla di fatto per Parigi, che ha chiuso sulla parità. Il listino milanese ha mostrato un timido guadagno in chiusura, con il FTSE MIB che ha messo a segno un +0,22%, mentre, al contrario, rimane intorno alla linea di parità il FTSE Italia All-Share, che ha chiuso la giornata a 36.900 punti. Leggermente negativo il FTSE Italia Mid Cap (-0,3%); sulla stessa linea, in lieve ribasso il FTSE Italia Star (-0,43%).
Il controvalore degli scambi nella seduta del 25/10/2024 a Piazza Affari è stato pari a 2,12 miliardi di euro, in calo rispetto ai 2,28 miliardi della vigilia; mentre i volumi scambiati sono passati da 0,44 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,41 miliardi.
In cima alla classifica dei titoli più importanti di Milano, troviamo Iveco (+3,24%), Saipem (+3,16%) e Tenaris (+1,89%). Le più forti vendite, invece, si sono abbattute su Unipol, che ha terminato le contrattazioni a -1,62%. Giornata fiacca per Nexi, che segna un calo dell’1,11% e per Hera, che scambia con un -0,98%.
I migliori titoli del FTSE MIB nell’ultima settimana sono stati Iveco (+9%), Saipem (+6% dopo conti migliori delle attese e guidance 2024 rivista al rialzo) e Stellantis (+6%). Male Banco BPM, TIM e Unipol (tutte con cali superiori al 5%).
Il sell-off sui Treasury statunitensi
Un tema della settimana è stato il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi, che sono tornati su livelli che non si vedevano dallo scorso luglio, prima di rintracciare leggermente nelle ultime due sedute. I Treasury sono stati sottoposti a pressione di vendita da quando sono stati pubblicati dati sull’occupazione negli Stati Uniti molto più forti del previsto. Ciò è accelerato negli ultimi giorni, con gli investitori che hanno ridimensionato le loro aspettative di allentamento della Fed, a cui si è aggiunta l’incertezza per l’esito delle presidenziali.
La performance del BTP
I BTP hanno avuto buone performance di recente, con lo spread BTP-Bund a 10 anni che si è ridotto a 120 punti base e lo spread a 10 anni sugli OAT che si è ridotto a circa 45 punti base. La performance positiva riflette la decisione di Fitch di migliorare le sue prospettive di rating sull’Italia (e in una certa misura il miglioramento relativo rispetto alla Francia, il cui outlook di rating è stato modificato in negativo la settimana precedente). In questo favorevole contesto di mercato, l’Italia ha emesso 10 miliardi di euro di un nuovo BTP a 7 anni e ha riaperto un BTP a 30 anni per 3 miliardi di euro: la domanda è stata eccezionalmente forte, con ordini per oltre 200 miliardi di euro.
I prossimi dati macro
Il dato clou della settimana sarà il rapporto sui posti di lavoro di ottobre negli Stati Uniti, previsto per il 1° novembre, che però sarà offuscato dall’impatto degli uragani, il che ne renderà un po’ difficile l’interpretazione. Guardando all’area euro, l’attenzione degli investitori dovrebbe concentrarsi sui dati sull’inflazione e sul PIL per il terzo trimestre. È probabile che l’inflazione principale registri un aumento rispetto al mese precedente, pur rimanendo al di sotto del 2%. L’aumento dovrebbe essere spiegato dai prezzi dell’energia, in gran parte dovuti a un effetto base, come ha ricordato di recente la presidente della BCE Lagarde.