Borsa in fermento. Dal risiko bancario alle privatizzazioni: tutte le novità

Il 2024 sembra essersi aperto con tantissime novità sul fronte dell'M&A che coinvolgono partecipate statali e banche

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

E’ di nuovo fermento in Borsa per alcune operazioni straordinarie, che potrebbero interessare partecipate statali e banche. Piazza Affari le ha salutate con importanti rialzi delle società coinvolte, all’inizio di un anno che sembra decisivo per diverso operazioni, dalla rete unica di TIM alla cessione di una quota di minoranza dell”Eni, senza dimenticare le banche, di nuovo al centro di operazioni di consolidamento del tutto inattese.

Governo pronto a far cassa con l’Eni

Il governo ha da tempo annunciato privatizzazioni per circa 20 miliardi di euro, pari all’1% del PIL, entro il 2026, per abbattere il debito pubblico, anche in vista dell’operatività del nuovo e stringente Patto di stabilità nel 2025. Privatizzazioni che, secondo l’agenzia Bloomberg, potrebbero riguardare una partecipazione fino al 4% di Eni.

In effetti, delle privatizzazioni ha parlato a Davos anche il titolare dell’economia Giancarlo Giorgetti, affermando  “le operazioni che abbiamo avviato, dal Monte dei Paschi a operazioni anche molto complesse come la Netco di Tim, hanno registrato ampia soddisfazione”, così come “molto interesse” è stato rivolto dai fondi internazionali alle privatizzazioni. “Questi sono i primi step di un piano che noi confermiamo molto ambizioso”, ha ribadito il Ministro.

La compagnia petrolifera, partecipata dallo Stato con una quota del 4,7% assieme a CDP che detiene il 27,7%, è impegnata ora a completare il piano di buyback, da cui dovrebbe incassare circa 2,2 miliardi di euro, in gran parte utili a ridurre il proprio debito, ma potrebbe anche accorciarne la scadenza. L’operazione di riacquisto di azioni farebbe salire la quota del governo, che quindi manterrebbe comunque il controllo della società.

Torna il risiko bancario

Dopo la dismissione del 25% di Montepaschi effettuata dal MEF lo scorso novembre, anche il settore bancario è in grande fermento e, tramontata l’ipotesi di nozze con Unicredit, ora si aprono nuovi orizzonti.

Il mercato ora sembra scorgere un avvicinamento di Unicredit alla Popolare di Sondrio, peraltro smentito dal numero uno Andrea Orcel da Davos. Secondo indiscrezioni di stampa, una banca d’affari americana starebbe comprando azioni della banca Popolare con l’obiettivo di arrivare ai 10% e favorire l’eventuale ascesa di una grande banca italiana, Unicredit. Ma in una intervista a Bloomberg Tv, a Davos, l’AD del Gruppo di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel ha risposto con un chiaro “no” alla domanda se la banca stia acquistando azioni della Sondrio, di cui Unipol è il principale azionista.

Orcel nell’intervista sottolinea che Unicredit è costantemente alla ricerca di opzioni di M&A nei 13 mercati in cui opera e ha individuato quelle che possono essere strategiche, “ma le valutazioni sono disallineate”. “Ci sono molti intermediari e molti che cercano di creare transazioni, ma i numeri non si adattano”, afferma il manager aggiungendo che la banca è “interessata a tutto al giusto prezzo”.