La Banca centrale europea (BCE) ha lasciato invariati i tassi di interesse nell’ultima riunione del 2023, come ampiamento previsto, e segnalato la fine anticipata dei reinvestimenti in ambito PEPP, mentre non ha discusso della diminuzione del costo del denaro. “Non abbiamo discusso affatto dei tagli dei tassi. In mezzo al processo di rialzo dei tassi e di taglio dei tassi, c’è un plateau, in cui lasciare i tassi invariati”, ha affermato Christine Lagarde, presidente della BCE, nella conferenza stampa che ha seguito il meeting del consiglio direttivo.
La BCE rimane data-dependent
“Siamo data dependent e non time dependent“, ha detto rispondendo alle domande degli analisti, sottolineando che servono ulteriori dati nei prossimi mesi per prendere le prossime scelte sui tassi. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.
“Continueremo a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare il livello e la durata appropriati della restrizione – ha spiegato Lagarde – In particolare, le nostre decisioni sui tassi di interesse si baseranno sulla nostra valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, delle dinamiche dell’inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria”.
La preoccupazione per l’inflazione domestica
“Quando guardiamo alle proiezioni sull’inflazione, vediamo una previsione del 2,1% nel 2025 per l’indice headline, e il percorso per arrivare lì si è appiattito – ha spiegato – Per quanto riguarda l’inflazione di fondo, molti indicatori stanno mostrando che sta diminuendo più delle attese, e quando guardiamo alla trasmissione della politica monetaria, stiamo vedendo una forte trasmissione, in particolare se guardiamo ai prestiti a famiglie e imprese”.
“Dobbiamo quindi abbassare la guardia? No, assolutamente“, ha aggiunto, esprimendo preoccupazione per le pressioni interne sui prezzi che rimangono elevate, principalmente a causa della forte crescita del costo del lavoro per unità di prodotto. “L’inflazione domestica è influenzata dai salari, e dobbiamo capire cosa sta accedendo e perché l’inflazione domestica sta resistendo”, ha detto, spiegando che “se guardiamo ai dati attuali, non sta calando” e che “dobbiamo avere prove che l’inflazione domestica sta calando verso il target, e ora non le abbiamo”
“Non pensiamo che si il momento di abbassare la guardia e crediamo che ci sia ancora del lavoro da fare, e pensiamo possa assumere la forma di tassi fermi”, ha detto in un altro passaggio”.
La stabilità finanziaria rimane fragile
In merito alle prospettive per la stabilità finanziaria, Lagarde ha detto che “rimangono fragili nell’attuale contesto di inasprimento delle condizioni di finanziamento, crescita debole e tensioni geopolitiche”. In particolare, “la situazione potrebbe peggiorare se i costi di finanziamento delle banche aumentassero più del previsto e se un numero maggiore di mutuatari facesse fatica a ripagare i propri prestiti. Allo stesso tempo, l’impatto complessivo di un simile scenario sull’economia dovrebbe essere contenuto se i mercati finanziari reagissero in modo ordinato”.
“La politica macroprudenziale rimane la prima linea di difesa contro ‘’accumulo di vulnerabilità finanziarie e le misure in atto contribuiscono a preservare la resilienza del sistema finanziario”, ha aggiunto.