Desertificazione bancaria: chiusi 261 sportelli nei primi sei mesi 2025

Secondo una elaborazione della Fondazione Fiba di First Cisl altri 34 comuni sono rimasti senza filiale: sono il 43,2% del totale, con oltre 4,7 milioni di residenti

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Redazione

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Nei primi sei mesi del 2025 le banche italiane hanno chiuso 261 sportelli, un calo dell’1,3% rispetto alla fine del 2024. Il secondo trimestre ha segnato un’accelerazione rispetto al primo, quando le chiusure erano state 95. I tagli alla rete fisica non hanno investito in modo omogeneo le diverse aree del Paese. Le regioni più colpite sono state Friuli Venezia Giulia (- 2,3%), Marche (- 2,3%), Sicilia, Veneto e Basilicata (- 1,9%). È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl, che elabora i dati resi disponibili al 30 giugno 2025 da Banca d’Italia e Istat.

Gli effetti del risiko bancario

Sulla rete fisica iniziano a manifestarsi gli effetti del risiko bancario. Bper, considerando anche la rete di sportelli di Banca Popolare di Sondrio, diventa la prima realtà in Lombardia (673 sportelli, pari al 17,9% del totale) davanti a Banco Bpm (523, 13,9%), Intesa Sanpaolo e Iccrea (entrambe a 501, 13,4%). Nella più ricca regione italiana circa il 58% delle filiali è ora in mano a quattro soli gruppi: un dato, quest’ultimo, destinato a non subire variazioni significative a causa delle prescrizioni Antitrust rivolte a Bper, alla quale è stata imposta la cessione di soli sei sportelli. Sul piano nazionale, Intesa Sanpaolo resta il primo gruppo per presenza sui territori, ma l’ulteriore calo di sportelli verificatosi nel primo semestre dell’anno (- 141 rispetto a fine 2024) fa sì che il distacco da Iccrea, che nello stesso periodo ha chiuso appena sei filiali, si sia ridotto al minimo (28). Il gruppo Bper, con l’acquisizione di Popolare di Sondrio, sale al quarto posto. Cassa Centrale Banca è al quinto posto, unico gruppo ad aver aperto 9 sportelli nel periodo considerato.

La fuga dai piccoli comuni

Nei primi sei mesi del 2025 altri 34 comuni sono rimasti privi di filiali sul loro territorio. Il numero complessivo è salito quindi a 3.415, pari al 43,2% del totale. Continua ad aumentare anche il numero delle persone che non hanno accesso ai servizi bancari o rischiano di perderlo: rispetto al 31 dicembre 2024 sono oltre 11,2 milioni. Di queste, più di 4,7 milioni (+ 1,8%) vivono in comuni totalmente desertificati; quasi 6,5 milioni (+ 3%) in comuni in via di desertificazione, quelli con un solo sportello. Risulta in crescita, inoltre, il numero delle imprese che hanno la propria sede in comuni desertificati: sono 6.116 in più rispetto al trimestre precedente. Si confermano anche le dimensioni rilevanti dei centri colpiti dalla desertificazione: sono 13 i comuni sopra i 10mila abitanti privi di sportello, di cui uno ha più di 20mila abitanti (Trentola Ducenta, in provincia di Caserta). Per comprendere la reale portata del fenomeno i dati vanno letti in parallelo a quelli sulla diffusione dell’internet banking, ancora modesta: in Italia lo utilizza solo il 55% degli utenti contro una media Ue del 67,2%. Da ci  si evince che la desertificazione bancaria rappresenta un acceleratore dell’esclusione sociale, soprattutto per le fasce anziane della popolazione, penalizzate dal minor livello di competenze digitali (tra i 65 e i 74 anni solo il 33,9% utilizza l’internet banking contro una media Ue del 44,7%).

La mappa delle province

L’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl elabora anche un indicatore (Ipd, Indicatore di desertificazione provinciale) che assegna ad ogni provincia italiana un punteggio sulla base della percentuale, calcolata sui rispettivi totali, del numero di comuni senza sportello o con uno sportello, della popolazione residente, delle imprese con sede legale in detti comuni e della relativa superficie. La graduatoria che emerge vede a giugno 2025 tra le province meno desertificate la conferma di Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Grosseto, Pisa, Ragusa, Ravenna, Reggio Emilia e l’ingresso di Ferrara, che ha beneficiato dell’apertura di una banca di credito cooperativo. Le grandi città si collocano in posizioni più arretrate: Milano è 22°, Roma 38°, Napoli 46°. Sugli ultimi gradini della classifica restano Vibo Valentia e Isernia.