La Fed non taglia i tassi di interesse: previsto un solo intervento nel 2024

Negli Stati Uniti la Fed decide di non tagliare i tassi di interesse perché lo scenario dell'inflazione è ancora troppo instabile: nel 2024 ci sarà soltanto un intervento

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

La notizia era annunciata e ora è arrivata la conferma: la Fed ha deciso di non tagliare i tassi di interesse negli Stati Uniti d’America. La Federal Reserve ha dunque rinviato ulteriormente l’intervento, non ritenendo al momento applicabile nessuna variazione a causa dell’inflazione ancora troppo alta. I tassi di interesse rimangono nell’intervallo compreso tra il tra il 5,25 e il 5,50 per cento, con il 2024 che allo stato attuale potrebbe prevedere soltanto un intervento della Banca centrale Usa sui tassi.

La Fed non taglia i tassi di interesse

A confermare la scelta di non tagliare i tassi di interesse è stata la Fed stessa con una nota nella quale si legge: “La Federal Reserve ha deciso di lasciare invariati i propri tassi di interesse in un intervallo tra il 5,25 e il 5,50 per cento. Nel considerare eventuali aggiustamenti dell’intervallo, il Comitato valuterà attentamente i dati macroeconomici in arrivo, l’evoluzione delle prospettive e l’equilibrio dei rischi prevedendo al momento un solo taglio entro la fine dell’anno”. Tutto rinviato, dunque, con la Banca centrale degli Stati Uniti che già nel corso delle scorse settimane aveva lasciato trapelare una certa resistenza all’abbassamento dei tassi.

I motivi del no al taglio dei tassi di interessi

Il Comitato della Fed ha mancato l’appuntamento con il taglio dei tassi di interesse in quanto “non ritiene opportuno ridurre l’intervallo obiettivo fino a quando non avrà acquisito maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2 per cento”.

L’atteggiamento attendista della Fed rappresenta una brutta notizia per i mercati, specie per quegli operatori che avevano sperato in un cambio di rotta dopo i dati ottimisti sull’inflazione a maggio. È sempre la Fed a dire che “l’economia americana crescerà quest’anno del 2,1 per cento, il tasso di disoccupazione si attesterà al 4 per cento alla fine di quest’anno mentre l’inflazione sarà al 2,6 per cento, oltre il 2,4 per cento previsto a marzo”. L’obiettivo del 2 per cento, dunque, sembra ancora richiedere maggiori sforzi.

L’inflazione desta ancora preoccupazione

La Fed ha più volte sottolineato nel corso degli ultimi mesi che si mostrerà disponibile al taglio dei tassi di interesse solo quando lo scenario macroeconomico lo consentirà. Tradotto vuol dire che ci sarà la discesa solo nel momento in cui l’inflazione cesserà di rappresentare un problema. Questa, dicono sempre della Banca centrale degli Stati Uniti, “si è attenuata nell’ultimo anno, ma rimane elevata” anche se “negli ultimi mesi si sono registrati modesti progressi verso l’obiettivo di inflazione del 2 per cento fissato dal Comitato”. Di pari passo vanno anche i ragionamenti in merito all’occupazione, con l’aumento dei posti di lavoro che “è rimasto forte e il tasso di disoccupazione basso”.

“Il Comitato – si legge nella nota della Fed – cerca di raggiungere la massima occupazione e un tasso di inflazione del 2 per cento nel lungo periodo e ritiene che i rischi per il raggiungimento dei suoi obiettivi di occupazione e inflazione si siano spostati verso un migliore equilibrio nel corso dell’ultimo anno. Le prospettive economiche sono incerte e il Comitato rimane molto attento ai rischi di inflazione”.