La telenovela infinita dell’ex Ilva di Taranto è arrivata a una puntata decisiva. Oggi, 25 febbraio, i commissari straordinari depositeranno sulla scrivania del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, l’ultima versione della loro relazione sulle offerte per rilevare il colosso siderurgico. Un documento che ha già subito rimaneggiamenti e rincari in fase di negoziazione.
Domani, invece, a Palazzo Chigi andrà in scena il gran ballo delle strategie: i vertici di governo si riuniranno per mettere un punto – o almeno una virgola – sul futuro dell’impianto. Sul tavolo ci sarà anche il coinvolgimento della premier Giorgia Meloni, chiamata a dare la sua benedizione politica all’operazione.
Ex Ilva, il primato di Baku Steel e l’interesse azero
Gli azeri di Baku Steel si confermano i favoriti nella corsa per l’ex Ilva, spinti dal fondo sovrano Azerbaijan Investment Company (Aic). Mentre la partita si fa sempre più intensa, i commissari straordinari hanno fatto un salto in Azerbaigian per toccare con mano la realtà dell’azienda. Una visita strategica, durante la quale hanno incontrato il Ceo Aydin Ramanov, il viceministro Anar Akhundov e i rappresentanti del fondo Aic.
Sul piatto c’è un assegno da circa un miliardo di euro, che comprende l’acquisizione e la valorizzazione del magazzino. L’impianto è stato valutato positivamente, grazie alla tecnologia a forno elettrico impiegata per la produzione di acciai piani. Un dettaglio non trascurabile, visto che il futuro della siderurgia si gioca proprio sulla capacità di modernizzare gli impianti senza mandare in fumo il bilancio ambientale.
Il possibile ruolo di Invitalia
Nel balletto delle ipotesi, prende piede il ritorno di Invitalia nella partita ex Ilva. La società statale, con un curriculum non proprio esaltante nel settore, potrebbe rientrare nel gioco con una quota di presenza simbolica, intorno al 20%. Un contentino per chi vuole vedere una bandierina pubblica sull’acciaio tricolore senza però intaccare il comando privato.
Il ministro Urso, dopo aver inizialmente snobbato l’idea, ha riconsiderato la mossa a fronte delle continue pressioni dei vari pretendenti. Difficile dire se il coinvolgimento di Invitalia sarà il puntello che renderà l’operazione più solida o solo un cerotto su una ferita industriale che non smette di sanguinare.
L’offerta di Jindal Steel International e il ruolo di Bedrock
Jindal Steel International non ha alcuna intenzione di uscire di scena. Gli indiani, che sembravano destinati a un ruolo secondario, hanno invece rilanciato con una nuova proposta più sostanziosa. Oltre ai 100-120 milioni già messi sul piatto per rilevare gli asset e ai 500 milioni di valutazione del magazzino, hanno deciso di alzare la posta con un’iniezione di 200-300 milioni sotto forma di fornitura di materie prime. Una mossa che servirebbe a garantire ossigeno immediato all’impianto, evitando ulteriori intoppi burocratici.
Il possibile ingresso di Invitalia non li preoccupa, anzi: Jindal ha già parlato con il Governo dell’idea di affiancare il gruppo italiano Danieli, rafforzando l’operazione con un’alleanza industriale.
Dall’altra parte dell’oceano, il fondo statunitense Bedrock Industries continua a tessere la sua tela. Gli americani promettono un investimento monstre da 3 miliardi di euro, ma la loro offerta poggia su un meccanismo di earn-out che non ha convinto del tutto i commissari e il ministero. L’idea di un piano basato su risultati futuri ha fatto storcere più di un naso tra gli addetti ai lavori, che temono di ritrovarsi con molte promesse e pochi fatti concreti.
L’incontro tra il ministro Urso e la commissaria Perrotta
Mentre il futuro dell’ex Ilva si gioca tra offerte e strategie di governo, a Roma il ministro Adolfo Urso ha ricevuto la commissaria prefettizia di Taranto, Giuliana Perrotta. Un summit dai toni formali ma dal retrogusto amaro, visto il caos politico che ha portato alla sospensione del consiglio comunale della città.
Al centro del dibattito, il solito nodo: chi prenderà in mano le redini dello stabilimento e con quale piano di rilancio, tra decarbonizzazione sbandierata e promesse di rinascita industriale, con un occhio, si spera, ai posti di lavoro.