Eni e Snam inaugurano il primo progetto italiano di cattura e stoccaggio della Co2

Eni e Snam avviano il primo progetto italiano per catturare e stoccare permanentemente la Co2, riducendo l’impatto ambientale delle industrie più inquinanti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 3 Settembre 2024 17:35

Eni e Snam hanno dato avvio al primo progetto in Italia dedicato alla cattura, al trasporto e allo stoccaggio della Co2 (Ccs), un’iniziativa pensata per ridurre l’impatto ambientale delle industrie ad alta intensità di emissioni.

Il progetto Ravenna Ccs, in particolare, è stato concepito per catturare, trasportare e stoccare permanentemente la Co2 in giacimenti di gas esauriti, contribuendo così a ridurre in modo piuttosto notevole l’impatto ambientale di queste industrie.

La tecnologia Ccs: una nuova frontiera per l’industria

Il Ccs, acronimo di Carbon Capture and Storage, è una tecnologia che mira a sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera, con l’obiettivo di immagazzinarla in formazioni geologiche profonde, lontano dall’ambiente. Questa tecnologia permette di catturare la Co2 direttamente dai processi produttivi, per poi trasportarla e stoccarla in modo sicuro e permanente.

Le operazioni sono partite con l’iniezione della Co2 in un giacimento di gas esaurito situato nel Mare Adriatico, a circa 3.000 metri di profondità. Questa fase iniziale del progetto si concentra sulla cattura e lo stoccaggio di circa 25.000 tonnellate di Co2 all’anno, provenienti dall’impianto di trattamento del gas naturale di Eni a Ravenna. La Co2, una volta catturata, viene convogliata verso una piattaforma offshore attraverso gasdotti convertiti per poi essere iniettata nel sottosuolo.

Un aspetto rilevante del progetto è l’utilizzo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili per alimentare l’intero processo. Grazie a questa configurazione, “sta già garantendo una riduzione di oltre il 90% delle emissioni di Co2 dal camino dell’impianto Eni, con punte del 96%,” hanno affermato Eni e Snam in una nota congiunta.

Il progetto di Ravenna non si limita a un’operazione isolata, ma punta a diventare un punto di riferimento per la decarbonizzazione delle industrie italiane più difficili da elettrificare, come quelle della ceramica, del vetro e dell’acciaio. L’iniziativa è rivolta principalmente ai distretti industriali dell’Italia centrale, ma guarda anche oltre i confini nazionali per attrarre l’interesse di aziende europee.

Come funziona il processo di cattura della Co2

La cattura e lo stoccaggio della Co2 (Ccs) è una tecnologia che riduce le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, aiutando a combattere il cambiamento climatico.

Il processo funziona così: prima, la Co2 viene separata dai gas prodotti durante attività industriali o dalla combustione di combustibili fossili. Poi, viene compressa e trasportata attraverso tubi o navi fino a un luogo adatto dove può essere immagazzinata in profondità nel sottosuolo, come in vecchi giacimenti di petrolio o gas ormai esauriti.

Questo impedisce alla Co2 di contribuire al riscaldamento globale, mantenendola intrappolata in modo sicuro per migliaia di anni.

Espansione prevista entro il 2030

Le prospettive future del progetto sono ambiziose: nei prossimi anni, l’espansione su scala industriale permetterà di aumentare la capacità di stoccaggio fino a 4 milioni di tonnellate di Co2 all’anno entro il 2030. Questa crescita potrebbe rappresentare un elemento chiave per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità a livello nazionale ed europeo.

L’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha espresso soddisfazione per l’interesse suscitato dal progetto: “Stiamo utilizzando i nostri giacimenti esauriti, le infrastrutture esistenti e l’esperienza tecnica nelle tecniche di reiniezione per offrire un servizio molto competitivo, che sta riscuotendo un enorme interesse”.