La Rai ha intrapreso un nuovo corso. Un processo che ha avuto inizio col passare dei primi mesi del governo Meloni. Alcuni equilibri sono cambiati, tanto in chiave dirigenziale quanto in termini di volti apparsi su schermo, ricambi, licenziamenti e palinsesto programmi proposto.
Viene da chiedersi come stia andando tutto ciò e, numeri alla mano, il risultato sembra ben distante dall’essere positivo. Inutile dire come il volto di questa dinamica televisiva sia Pino Insegno, che è stato al centro di numerose polemiche per mesi. La sua chance è infine giunta ma le cose non stanno andando come sperava.
Crollo degli ascolti
La nuova stagione revival de Il mercante in fiera ha fatto il suo esordio lunedì 25 settembre, in fascia preserale su Rai 2. Dopo aver difeso a spada tratta la propria professionalità, ponendo in evidenza una lunga carriera, Pino Insegno si è posto alla guida del suo vecchio format, in buona parte rimaneggiato, attirando l’attenzione di alcuni.
Registrato il 3.4% di share, con una media spettatori di 638mila. Decisamente al di sotto delle aspettative, considerando anche il clamore precedente. Il confronto con gli altri programmi della fascia non è stato di certo dei migliori. Battuto da Rai 3 con Via dei Matti N. 0, al 4.5%, così come dalla programmazione Mediaset, all’arrembaggio con Tempesta d’amore e CSI Miami, rispettivamente al 3.4 e 3.9%. La Rai ha un problema, che non è ovviamente il singolo programma di Pino Insegno. Come detto, lui è soltanto la bandiera di questo corso di Giorgia Meloni che non convince. La prova? Giunti alla terza puntata de Il mercante in fiera, gli ascolti sono già crollati all’1.9%, con una media di 358mila spettatori.
Per il conduttore la situazione è sotto controllo, anzi. Al termine della prima puntata ha spiegato ad Adnkronos come i numeri fossero in linea con quanto previsto con la rete. La parte finale del suo show, spiega, ha fatto segnare un 5%. Un crescendo che lascia sperare e spinge e credere di poter raddoppiare tali numeri, ha detto. Peccato che, come spiegato, la terza puntata sia stata un tracollo.
Quanto costa il nuovo corso
Il pubblico ha soltanto bisogno di scoprire che c’è un nuovo programma. Ecco la rassicurazione di Pino Insegno, nonostante de Il mercante in fiera si sia parlato in maniera straordinaria per mesi, fin dall’annuncio. Una piccola polemica dopo l’altra, l’ammontare di pubblicità social è stato enorme.
Nonostante ciò, però, le repliche di vecchie serie TV sarebbero in grado di far molto meglio, come ha evidenziato Dagospia, numeri alla mano di titoli come Blue Bloods e Hawaii Five 0. Qual è però la grande differenza tra il programma di Rai 2 e questo show? Il costo. Le cifre sono ben differenti, ovviamente, tra un prodotto in archivio del quale si detengono i diritti di trasmissione e un intero programma prodotto da una società esterna, la Banijay.
Sembrano lontani i tempi in cui si criticava aspramente Che tempo che fa di Fabio Fazio, che si avvaleva di una società di produzione esterna. In quel caso, però, l’interesse degli inserzionisti pubblicitari non era minimamente in dubbio, così come il fatto che lo show fosse in grado di ripagarsi da solo, portando ingenti guadagni. Tutto ciò a giustificare anche i ricchi stipendi, spesso al centro di discussioni. Ora il focus è proprio quello degli inserzionisti, che potrebbero allontanarsi sempre più dal nuovo corso Rai. I numeri non rassicurano affatto e l’incertezza regna.
Non si vive però di solo Pino Insegno, è chiaro. Il cambio di rotta della Rai è stato generale. Delusioni piovono anche dalla nuova collocazione di Serena Bortone, posta nello spazio decisamente scomodo che era di Fazio, con il suo Chesarà. Non offre sorrisi neanche In Mezz’Ora con Monica Maggioni, dopo l’addio di Lucia Annunziata.
Con ascolti più bassi del previsto, si va al di sotto di quella che era la base in merito alla quale sono state vendute le pubblicità. In Mezz’Ora ha raggiunto 763mila spettatori nella prima parte di settembre e 565mila nella seconda, a fronte di un’ipotesi di 1.150.000 e 600mila. Serena Bortone non era invece neanche stata citata nei listini pubblicitari Rai, preferendo un generico “programmazione preserale Rai 3”, come evidenzia La Stampa.
Assolutamente vincente, in questo panorama, Francesca Fagnani, che domina sontuosa con il suo Belve, ormai un programma di punta. Ospiti sempre ben scelti e capacità di spingere il web a parlare dei contenuti proposti. Ma qual è ora la prospettiva per la Rai? Considerando i risultati negativi accumulati, la rete dovrà risarcire gli inserzionisti. Nessuno scambio economico diretto, sia chiaro. L’ammontare calcolato sarà risarcito con altre collocazioni pubblicitarie extra e, considerando gli slot già venduti, si andranno a ridurre quelli delle autopromozioni. Dunque meno pubblicità riservate a programmi, serie TV e film Rai, in sintesi.