Prezzo benzina in aumento, flop Meloni: dove costa di più

La strategia dei cartelli con i prezzi medi del carburante nelle stazioni di servizio non ha dato i frutti sperati: la denuncia dell'Unione nazionale consumatori

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Non è trascorso di certo molto tempo dall’introduzione dell’obbligo di esposizione del prezzo medio all’interno degli spazi delle stazioni di servizio. In questa primissima fase, però, un effetto è risultato evidente: i cartelli non funzionano.

Quello che doveva essere un deterrente sembra del tutto inefficace. Ecco la denuncia delle associazioni dei consumatori. Mostrare al pubblico la tariffazione media nazionale avrebbe dovuto contenere il rischio speculazione sui prezzi del carburante, ma così non è stato. Vediamo quindi cos’è accaduto, invece, e in quali regioni si è registrato addirittura il maggior aumento.

Flop cartelli

Tutto rinviato a settembre, e forse a ottobre. La politica è pronta per le vacanze, che saranno particolarmente care per gli italiani. Tanti gli aspetti che hanno registrato un aumento nel corso di quest’anno, benzina compresa.

La nuova norma, entrata in vigore l’1 agosto 2023, non ha dato i frutti promessi, più che sperati. Avrebbe dovuto spingere il prezzo del carburante a scendere, o quantomeno a restare stabile. Si è invece registrato un aumento. Nella giornata del 5 agosto, infatti, la benzina in modalità self service ha toccato quota 2 euro al litro in autostrada.

La situazione non è particolarmente migliore in città. A seconda delle regioni e delle città, a volte anche dei quartieri, ci si avvicina a quella soglia, che è di fatto quasi unicamente psicologica. Arrivare a pagare 1.90 al litro in città e 2 euro in autostrada non è così diverso. Veder spuntare però quel 2 fa scattare di colpo in noi un senso d’agitazione.

Ciò per dire che la situazione era grave anche prima del 5 agosto e richiede un intervento netto, ad oggi irrealizzabile. Tutto rinviato al post ferie. La minaccia del prezzo medio non è servita. Non riuscendo neanche a registrare un minimo calo nei primi giorni, che speranze ci sono per il resto d’agosto. Flop per il governo di Giorgia Meloni.

Gli aumenti maggiori: ecco dove

Fondamentali in questo caso i dati. L’1 agosto, giorno dell’introduzione dell’obbligo dei prezzi medi nei distributori, il costo per il self di benzina in autostrada era pari a 1,984 euro. In appena cinque giorni è salito di 1.6 centesimi, attestandosi infine sui 2 euro al litro. Sul fronte diesel, invece, si è passati da 1,854 a 1,886, con un aumento di 3.2 centesimi al litro.

Durissime le parole di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori: “Si è trattato di un flop. Se l’esposizione nei distributori doveva servire a ridurre i prezzi, o quantomeno a mitigarne l’aumento, allora è stato un fallimento”.

È stata inoltre proposta una sofferta classifica, atta a mostrare le regioni più care in assoluto. Un modo per garantire un quadro chiaro ai cittadini, così che possano organizzarsi per tempo in vista delle proprie vacanze.

La regione dal prezzo della benzina più elevato è il Lazio. Ha fatto registrare un aumento di 1,9 centesimi per litro al self dal primo agosto. Al secondo posto Marche, Umbria, Molise e Friuli Venezia Giulia, di poco dietro, con un aumento di 1,8 centesimi. Cambiano invece gli scenari sul fronte diesel, con il Molise a guidare la classifica. Aumento in questo caso di 4,5 centesimi in quattro giorni. Al secondo posto l’Umbria, con 4,4 centesimi, e al terzo Lazio e Puglia, con 4,1 centesimi.