Entro 10 anni scompariranno dalle città italiane oltre 114mila negozi. Lo sostiene Confcommercio lanciando l’allarme della desertificazione, che ha già fatto chiudere 140mila esercizi commerciali dai contesti urbani, destinati da qui al 2035 ad essere sempre più abbandonati.
Non soltanto un problema economico, come spiegato dal presidente dell’associazione di categoria Carlo Sangalli, ma anche sociale e di sicurezza.
La desertificazione dei negozi
L’emergenza è fotografata nell’analisi presentata dalla Confederazione degli esercenti, secondo cui senza politiche di rigenerazione urbana e nuovi interventi, le città si svuoteranno nel prossimo decennio del 20% delle attività commerciali.
Un fenomeno che è già in atto e che ha visto più di 140mila saracinesche abbassate dal 2013, soprattutto quelle dei punti vendita al dettaglio, ambulanti e non, con picchi di chiusure registrati nei centri storici e nei piccoli comuni.
Secondo le stime di Confcommercio, il rapporto tra negozi e numero di abitanti, calcolata nella densità commerciale, mostra come la desertificazione commerciale si allargherà maggiormente nelle città medio-grandi del Centro-Nord Italia, dove è più diffuso l’utilizzo dello shopping online, rispetto ai centri del Meridione.
Tra le attività scomparse maggiormente rientrano:
- i distributori di carburante, che hanno visto un calo del 42,2%,
- i negozi di articoli culturali e ricreativi (-34,5%),
- il commercio non specializzato ( -34,2%),
- mobili e ferramenta (-26,7%),
- abbigliamento e calzature ( -25%).
In controtendenza i settori legati al turismo, come bar, ristoranti e locali, che crescono del 17% trainando in generale servizi di alloggio e ristorazione (+5,8%).
Come sottolineato dal presidente dell’associazione Carlo Sangalli, l’impoverimento del tessuto economico urbano rischia di avere ripercussioni anche sulla vita sociale e sulla sicurezza dei cittadini.
La desertificazione dei negozi è un problema economico, sociale e di coesione: ogni saracinesca abbassata significa meno sicurezza, meno servizi, meno attrattività e meno socialità nelle nostre città. E senza efficaci e tempestivi interventi di rigenerazione urbana, entro il 2035 rischiamo di avere delle vere e proprie città fantasma
L’allarme di Confcommercio sulle città fantasma
Lanciando l’allarme, Confcommercio ha presentato per questo un’Agenda di politiche di incentivazione delle economie di prossimità attraverso il progetto Cities, chiedendo la partecipazione di Governo, Regioni e Comuni.
Tra i primi interventi, l’associazione chiede soluzioni per rilanciare gli oltre 105mila negozi sfitti.
“Per scongiurare questa prospettiva, servono politiche nazionali e strategie condivise tra istituzioni, imprese e territori capaci di coniugare competitività, sostenibilità e qualità della vita. Ma soprattutto, è necessario sostenere il commercio di prossimità con politiche fiscali più eque, accesso al credito più facile e meno costoso e misure specifiche per affrontare la transizione economica”