Dopo che nella giornata di ieri, 2 dicembre 2024, gli Stati Uniti hanno introdotto nuovi controlli sulle esportazioni per colpire l’industria cinese dei semiconduttori, Pechino ha deciso di rispondere con la stessa arma imponendo lo stop all’export negli Usa dei materiali per i microchip. Materiali come il gallio, l’antimonio e il germanio non potranno più essere esportati negli Stati Uniti, con il ministero del Commercio della Cina che ha anche annunciato “revisioni più severe degli utenti e degli usi finali”. Una vera e propria guerra commerciale che, a turno, colpisce a Occidente e Oriente con la medesima forza.
La Cina vieta l’export dei materiali per i chip
La Cina, si legga il ministero del Commercio di Pechino, ha annunciato la sua scelta di vietare le esportazioni di materiali per i microchip negli Stati Uniti parlando di questioni di “sicurezza nazionale” in quanto i semiconduttori possono avere anche delle applicazioni militari. Ecco dunque che a essere interessati dalle restrizioni cinesi sono soprattutto quei materiali che possono essere utilizzati per la produzione di tecnologie dal doppio uso, sia civile che militare.
“In linea di principio, l’esportazione di gallio, germanio, antimonio e materiali superduri verso gli Stati Uniti non sarà autorizzata”, ha chiarito il ministero del Commercio cinese, promettendo come detto anche una revisione maggiormente rigorosa sull’uso finale dei propri prodotti all’estero. “Le organizzazioni e gli individui in qualsiasi Paese o regione che violeranno le normative pertinenti saranno ritenuti responsabili secondo la legge”, conclude la nota.
Una storia già vista
La decisione presa dalla Cina non rappresenta, va detto, una novità. Già lo scorso anno, infatti, Pechino aveva previsto controlli molto più severi su gallio e germanio, dato questo che fa capire come il Paese asiatico sfrutti le limitazioni dell’export per mantenere il proprio ruolo dominate nell’estrazione e nella lavorazione dei materiali delle terre rare.
E ancora, ad agosto 2024 la Cina ha limitato fortemente l’esportazione di antimonio, in quanto materiale che si presta a molte implicazioni militari (munizioni e missili a infrarossi su tutte), con la decisione che ha portato però ad alcune forti ripercussioni interne. Così come riferito da Reuters, nel mese di ottobre le spedizioni complessive di antimonio dalla Cina sono crollate del 97% rispetto al mese precedente, mentre, in merito al germaio e al gallio, va precisato che nel 2024 non ci sono state importazioni dalla Cina da parte degli Stati Uniti.
La risposta della Cina a Washington
Pur celandosi dietro motivi di sicurezza nazionale, la Cina ha applicato il blocco dell’export dei materiali descritti per rispondere, in maniera ferma e immediata, alle decisioni prese nella giornata del 2 dicembre dagli Stati Uniti contro Pechino. Più nello specifico, con il terzo giro di vite in tre anni rivolto all’industria dei semiconduttori cinese, la Casa Bianca ha limitato le esportazioni di 140 aziende cinesi. Tra queste c’è anche il produttore di apparecchiature per chip Naura Technology Group.
“Si tratta dei controlli più severi mai attuati dagli Stati Uniti per ridurre la capacità della Repubblica Popolare Cinese di realizzare i chip più avanzati che sta utilizzando nella sua modernizzazione militare”, ha detto la segretaria al commercio Usa Gina Raimondo. Mosse e contromosse con cui le due superpotenze sperano di riuscire a dominare, o quantomeno a contenere, la forza dell’avversario commerciale.