La Cina investe in Italia, quali marchi sono passati a Pechino nel 2025

Dalle sneakers di Golden Goose alla moka Bialetti, fino al beauty e al lusso, le acquisizioni di capitali cinesi in Italia

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Dopo una lunga fase di rallentamento, nel 2025 i capitali cinesi sono tornati a muoversi con decisione sui mercati occidentali. Il contesto è però molto diverso rispetto a dieci anni fa. Le acquisizioni non sono più guidate dalla corsa indiscriminata a tecnologie e capacità produttive, ma da una strategia più selettiva, focalizzata su marchi forti, riconoscibili e con una storia consolidata.

In questo scenario l’Italia continua a occupare una posizione centrale, grazie al valore del Made in Italy nei settori del lusso, del design, dell’alimentare e della cosmetica.

Perché la Cina investe in Italia

Il principale fattore di attrazione per gli investitori cinesi è la brand equity. I marchi italiani sono percepiti come sinonimo di qualità, autenticità e stile, elementi che nel mercato asiatico giustificano prezzi più alti e di conseguenza margini elevati.

Non si tratta solo di acquisire aziende, ma di entrare in possesso di identità capaci di sostenere la crescita nei consumi interni cinesi e di rafforzare il posizionamento globale dei gruppi acquirenti.

Negli ultimi anni questa dinamica si è rafforzata anche per effetto dei cambiamenti nei gusti della classe media asiatica, sempre più orientata verso prodotti simbolici, con una storia riconoscibile e una forte componente aspirazionale. L’Italia, da questo punto di vista, rappresenta uno dei Paesi con marchi difficilmente replicabili.

Golden Goose, il caso simbolo del 2025

L’operazione che più di tutte ha fotografato il ritorno dei capitali cinesi in Italia è stata l’ingresso del fondo Hsg nel capitale di Golden Goose.

Il marchio veneziano delle sneaker di lusso è stato valutato circa 2,5 miliardi di euro, diventando l’operazione di M&A più rilevante dell’anno nel settore fashion.

L’acquisizione della quota di maggioranza da parte di Hsg, affiancata da investitori asiatici e internazionali, conferma come il valore non sia più legato esclusivamente ai volumi produttivi, ma alla capacità del brand di raccontare una storia e di mantenere desiderabilità sui mercati globali. Golden Goose, nata come realtà artigianale a Marghera, è oggi presente in oltre venti Paesi con centinaia di negozi monomarca.

Bialetti e il valore delle icone industriali

Un altro passaggio chiave riguarda Bialetti, storico marchio italiano legato alla moka e al caffè domestico. La trattativa con Nuo Capital, fondo riconducibile alla famiglia Cheng di Hong Kong, segna un cambio di fase per un’azienda che negli ultimi anni ha affrontato difficoltà finanziarie e ristrutturazioni.

Il caffè è diventato uno status symbol per la nuova classe media asiatica e il controllo di un’icona come la moka italiana rappresenta un asset strategico. L’operazione prevede il rafforzamento patrimoniale dell’azienda e il rimborso di parte dell’indebitamento, con l’uscita dai listini di Borsa.

Beauty e salute: l’operazione Foltène

Non solo moda e food. Anche il settore beauty è entrato nel radar degli investitori cinesi. L’acquisizione di Foltène da parte di Joy Group rappresenta un tassello importante nella strategia di espansione portata avanti da quaclhe anno dalla società. Il marchio italiano, fondato a Milano negli anni ’40, è riconosciuto a livello internazionale per la ricerca scientifica applicata alla salute dei capelli.

L’operazione ha incluso l’intero business globale, dagli asset produttivi al centro di ricerca in Italia, confermando l’interesse per competenze consolidate e reputazione scientifica.