Da anni si discute di cannabis in Italia, senza trovare un accordo politico. Il dibattito è andato facendosi sempre più aspro, allontanando nettamente l’ipotesi di una linea comune.
Il governo ha addirittura deciso di dichiarare battaglia alla cannabis light, mettendo a rischio un intero settore imprenditoriale. In questo scenario il Movimento 5 Stelle ha proposto un vero e proprio “monopolio”, in pieno contrasto con la stretta dell’esecutivo.
Cannabis di Stato
Trattare la cannabis come il tabacco, questa è la proposta del M5S. Si ipotizza un vero e proprio monopolio e una regolare licenza per la coltivazione e la vendita.
Questa proposta, che di certo non trova il gradimento del governo di Giorgia Meloni, è stata abbozzata in uno degli emendamenti alla Manovra. Nel frattempo il disegno di legge Sicurezza è in seconda lettura al Senato. In questo documento trova ancora spazio la stretta contro la canapa light, che dure proteste ha fatto sollevare della filiera.
Nella proposta dei pentastellati si legge: “Coltivazione, lavorazione, introduzione, importazione e vendita della cannabis, e dei suoi derivati, sono soggette a monopolio di Stato in tutto il territorio della Repubblica”.
Fatte salve dal monopolio delle coltivazioni a scopo personale, con limite massimo di cinque piante di sesso femminile. Stesso discorso per la cessione a terzi di quantitativi ridotti dei derivati, destinati al consumo immediato.
Agenzia delle dogane
Il M5S propone che l’Agenzia delle dogane e dei monopoli abbia la possibilità di poter eseguire tutte le fasi di lavorazione della cannabis. Lo stesso dicasi per la concessione della licenzia di coltivazione.
In questo schema, che per Meloni, Salvini e Tajani rientra nel novero della fantascienza, sarebbe il ministero dell’Economia a ricevere l’incarico di disciplinare le modalità di concessione delle licenze per poter coltivare, con specifico decreto. Lo stesso dicasi per i modi d’acquisizione e i procedimenti di conferimento della lavorazione dei derivati.
Anno dopo anno, poi, si procederà a determinare la specie della qualità coltivabile, con relative quantità. Ciò, ovviamente, stabilendo anche il prezzo, il peso delle accise da apporre, il costo al dettaglio e quello per il pubblico, così come il livello dell’aggio.
Il Governo contro la cannabis
Per quanto l’esecutivo sia alla ricerca di somme di denaro per rimpinguare le casse dello Stato, l’opzione cannabis non sembra affatto considerabile. Al tempo stesso, però, i suoi rappresentati parlano di alcolici come se non avessero alcuna conseguenza.
All’articolo 18 del disegno di legge Sicurezza è stato introdotto un divieto di importazione, lavorazione, cessione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa.
Uno stop totale, che comprende anche estratti, oli e resine. Previste sanzioni al titolo VIII del Dpr 309/1990 per gli stupefacenti e le sostanze psicotrope. Il tutto punito con una multa da 26mila a 260mila euro, con incarcerazione da 6 a 20 anni.
Si resta in attesa di capire cosa accadrà, con la norma approvata a Montecitorio ma che, non è da escludere, potrebbe crollare a Palazzo Madama. Ciò in seguito alle dure proteste delle imprese.
Coldiretti infatti chiede maggiore lungimiranza da parte dell’esecutivo, così da “dare continuità alle tremila imprese agricole, che coltivano canapa, creando le condizioni per il rispetto delle normative europee”. Queste le parole del presidente Ettore Prandini.
Il governo non si è sbilanciato in merito a un possibile tavolo di confronto, che Coldiretti, Filiera Italia e ICI – Imprenditori Canapa Italia richiedono a gran voce. Non è da escludere che la norma possa saltare. Un primo step di ravvedimento per un disegno di legge particolarmente controverso.