Il Governo esulta per l’accordo trovato con l’Ue sulla proroga delle concessioni balneari, ma i sindacati di categoria no. Sib e Fiba esprimono tutta la loro insoddisfazione per il decreto legge sulla riforma delle concessioni che prevede una proroga fino al 2027, anno in cui dovranno partire le nuove gare, secondo i paletti fissati da Bruxelles, per porre fine a un tira e molla con l’Italia andato avanti per anni. In attesa delle eventuali modifiche in Parlamento per andare incontro ai gestori dei lidi, le sigle di categoria non ci stanno e minacciano iniziative sindacali.
La riforma delle concessioni balneari
Il piano di riordino con la proroga delle concessioni balneari è stato inserito all’interno del decreto legge su materie oggetto di procedure d’infrazione europee approvato in Consiglio dei ministri.
Oltre alla proroga fino al 30 settembre 2027, l’accordo annunciato dal Governo con la Commissione europea dovrebbe prevedere degli indennizzi al gestore uscente (che non avrebbe nessun diritto di prelazione) da parte del nuovo titolare, pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione, compresi quelli effettuati in conseguenza di calamità naturali accertate, al netto di ogni misura di aiuto o sovvenzione pubblica eventualmente percepita e non rimborsata.
Il testo stabilirebbe che la somma dovrà essere sufficiente per garantire al concessionario uscente un’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni, stabilita sulla base di criteri previsti con decreto del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro dell’economia, entro il 31 marzo 2025.
L’insoddisfazione dei sindacati
Una soluzione che però non soddisfa le sigle maggiormente rappresentative delle categoria, Sib (Sindacato italiano balneari) e Fiba (Federazione sindacale rappresentativa delle imprese operanti nel settore imprese balneari della Confesercenti), che ricordano al Governo le promesse in campagna elettorale sul tema: “Avevamo aspettative diverse invece della messa a gara delle imprese balneari – si legge in un comunicato congiunto – Valuteremo attentamente il provvedimento legislativo e le iniziative da intraprendere a difesa della categoria”.
“Erano altre le aspettative generate dalle dichiarazioni, degli esponenti dell’attuale governo, sull’esclusione del settore dall’applicazione della direttiva Bolkestein” commentano Antonio Capacchione, presidente Sib aderente a Fipe/Confcommercio, e Maurizio Rustignoli, presidente Fiba/Confesercenti, secondo cui “il provvedimento legislativo adottato dal Consiglio dei ministri sulle concessioni demaniali marittime vigenti non ci soddisfa perché prevede la messa a gara delle aziende”.
“Riuniremo gli organismi dirigenti delle nostre organizzazioni per una valutazione del provvedimento legislativo e per decidere le conseguenti iniziative sindacali. Registriamo, con profondo rammarico dei sindacati – che il provvedimento non ha visto il coinvolgimento, non solo della categoria, ma, anche e principalmente degli enti concedenti (regioni e comuni), che esercitano da decenni le funzioni amministrative in materia” si legge ancora nella nota dei due sindacati.
“Riteniamo, poi, sia interesse di tutti che questa questione non sia oggetto di strumentalizzazioni politiche ma, piuttosto, di un serio e obiettivo dibattito pubblico – aggiungono i presidenti di Sib e Fiba -. È certo, comunque, che continueremo a batterci, con forza e determinazione a tutela dei diritti, riconosciuti anche dal diritto europeo, degli operatori attualmente operanti e per evitare che sia distrutto o snaturato il modello di balneazione attrezzata italiana fondato, prevalentemente, sul lavoro dei concessionari, non soltanto nel loro interesse, ma, soprattutto, del nostro Paese”.