Si proseguirà con il referendum per l’abrogazione totale della legge sull’autonomia differenziata. Uno step importante, che giunge dopo la sentenza della Corte costituzionale, che di fatto aveva già svuotato la riforma di Calderoli.
Ciò è dimostrato dal fatto che sia caduto il quesito sull’abrogazione parziale. Si tratta di una proposta giunta da cinque Consigli regionali (Campania, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia). La Suprema Corte ha ribadito come le norme discusse siano già state cancellate dalla Consulta.
Sentenza della Cassazione
Un’ordinanza di 28 pagine è stata depositata, con la Cassazione che ha dato il suo via libera al referendum relativo alla riforma dell’autonomia differenziata. Si ritiene infatti che i quesiti siano ancora legittimi, nonostante i cambiamenti imposti di recente dalla Corte costituzionale (la sentenza ha agito tanto sulla fissazione dei Lep quanto sull’elenco delle materie devolvibili).
Caduto il quesito sull’abrogazione parziale, come detto, permane quello sull’abrogazione totale della riforma. Si tratta però un semaforo verde iniziale e provvisorio. Occorrerà infatti attendere ancora un po’ per ottenere l’ultima parola, che spetta alla Consulta. Entro il 20 gennaio 2025 dovrà pronunciarsi in merito alla coerenza costituzionale dei quesiti referendari presentati.
È importante sottolineare come la Corte Costituzionale non abbia ritenuto l’autonomia differenziata incostituzionale, di per sé. Ritenuta, in termini concettuali, rientrante nei principi fondamentali della Costituzione. A patto però di correggere in maniera sostanziale tutti i meccanismi fondanti firmati dal ministro Calderoli, a partire da cosa può essere trasferito alle Regioni.
Referendum abrogativo, data e come funziona
Un duro colpo per il governo di Giorgia Meloni, che va ad aggiungersi a quelle che sono evidenti divisioni interne, come sul recente caso delle multe ai non vaccinati. Come detto, la Corte Costituzionale dovrà tornare a esprimersi. Entro il 20 gennaio 2025 otterremo una risposta definitiva sul quesito referendario, ufficialmente giudicato ammissibile o meno.
In caso di esito positivo, come pare scontato, si potrà procedere ufficialmente all’organizzazione del referendum. Parola al popolo, come gridano le opposizioni, dunque. Ma quando si terrà il tutto? La data dovrà essere fissata in una domenica, al fine di garantire a tutti la chance di esprimere il proprio parere in merito. Nello specifico parliamo di una delle nove giornate approvabili dal 15 aprile al 15 giugno 2025.
Una volta indetto il referendum abrogativo, si richiede la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto in Italia. Soltanto in questo modo l’esito potrà dirsi valido. Il 50%, più uno, degli elettori italiani dovrà esprimersi. Decisamente qualcosa di non semplice e scontato nel nostro Paese. Qualora la soglia non dovesse essere raggiunta o superata, si stabilirà il fallimento del referendum.