Affitti brevi, la Corte dei conti prevede incentivi all’evasione: Governo spaccato

La Corte dei conti boccia la stretta in Manovra sugli affitti brevi: l’aumento della cedolare secca dal 21% al 26% potrebbe incentivare il nero e ridurre il gettito

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Governo e maggioranza si dividono sugli affitti brevi: in Manovra agita le acque l’aumento della cedolare sale dal 21% al 26% per le locazioni turistiche gestite tramite intermediari o portali digitali (come Airbnb).

Sono sul piede di guerra gli operatori del settore, mentre la Corte dei conti avverte sul possibile aumento dell’evasione fiscale. Pezzi della maggioranza si smarcano e chiedono modifiche.

Manovra, affitti brevi verso una revisione

“La differenza di regime fiscale potrebbe incidere negativamente incentivando il fenomeno delle locazioni brevi non dichiarate”, osservano i magistrati contabili. Traduzione: più nero e meno gettito per l’erario.

Nel 2024 i soggetti che gestiscono i portali telematici hanno versato ritenute per 956 milioni di euro (con aliquota al 21%), e il 90% dei proprietari si prevede che continuerà a usare queste piattaforme. Il saldo complessivo, secondo la relazione tecnica, sarà positivo nel triennio 2026-2028 (circa 193 milioni), ma con un impatto negativo già nel 2026 per quasi 48 milioni.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rivendica la misura come un tentativo di riequilibrare il mercato drogato dal boom degli affitti turistici:

Siamo intervenuti sulla cedolare secca che gestisce Airbnb e non crediamo di aver danneggiato nessuno di quelli che devono abitare nella propria casa. Ma c’è da fare una riflessione sul fatto che negli anni il sistema ha prodotto un vantaggio relativo ad affittare ai turisti piuttosto che a famiglie meno abbienti o a chi cerca una residenza. Questo è un dato di fatto. Ci sono altre soluzioni? Bene, siamo disponibili a valutarle.

Il Governo non si aspettava tanto clamore: la ratio di partenza era quella di creare un disincentivo che spingesse almeno una frazione dei proprietari di casa a optare per affitti tradizionali, così da destinare migliaia di immobili alle famiglie italiane e non ai turisti.

In diverse città a minore vocazione turistica, una tassazione con cedolare secca al 26% può in effetti rendere più conveniente passare da un affitto breve a una locazione di lunga durata.

Il vicepremier forzista Antonio Tajani ha già annunciato emendamenti:

Stop agli aumenti fiscali sugli affitti brevi.

Anche il vicepremier leghista Matteo Salvini ha preso le distanze dal collega di partito Giorgetti:

La norma verrà cancellata in Parlamento [ma] se uno ha cinquanta case può pagare qualcosa in più.

La proposta di Noi Moderati sugli affitti brevi

E nel frattempo spunta qualche alternativa: Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, suggerisce di ridurre al 15% la cedolare sugli affitti a canone libero di lungo periodo, lasciando invariata quella al 10% per i canoni concordati, e portando al 26% quella sugli affitti brevi:

L’obiettivo è incentivare i proprietari a mettere in locazione casa a lungo termine, così da dare risposte ai tanti italiani che, soprattutto nelle grandi città, hanno difficoltà a trovare casa a causa del caro affitti. Presenteremo un emendamento, confrontiamoci senza pregiudizi.

L’allarme di Confedilizia e Airbnb

Confedilizia ha espresso “forte contrarietà” all’aumento della cedolare, giudicandolo “un intervento sbagliato che non risolve il problema dell’offerta abitativa ma colpisce chi affitta regolarmente”.

Airbnb ricalca le preoccupazioni della Corte dei conti: “L’inasprimento fiscale rischia di ridurre le entrate per l’erario favorendo il nero e scoraggiando la locazione legale”.