Accise diesel e benzina, aumenti di 13,5 centesimi al litro per camionisti e pendolari

Il ministro Giorgetti annuncia sacrifici, ma Meloni e Salvini smentiscono in coro: ecco cosa sta accadendo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 10 Ottobre 2024 13:12

L’aumento delle accise è di colpo al centro della discussione politica. Un tema molto delicato, che riporta alla memoria ogni volta le battaglie annunciate da una versione precedente di Giorgia Meloni.

Giorgetti parla di sacrifici per tutti e la premier lo corregge e quasi smentisce. Di colpo i fatti vengono un po’ celati dall’uso di un termine o l’altro, come nel caso di riallineamento. Ma cosa si intende esattamente e quali saranno le conseguenze per automobilisti “comuni”, autotrasportatori e pendolari?

Aumento accise diesel

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha voluto chiarire un punto molto importante: gli autotrasportatori sono salvi. In realtà a risultare tutelati dovrebbero essere tutti coloro che sfruttano i propri mezzi su ruote per motivi lavorativi. Ciò prevede anche i pendolari? Coloro che sono costretti a sopportare km, traffico e spese extra per poter avere il privilegio di lavorare in ufficio e non da remoto (qualora possibile)? Non sembra questo il caso.

Per i camionisti esiste una “disciplina specifica”, il che si tradurrà in una permanenza delle accise diesel a 0,617 centesimi al litro. Per quanto riguarda la benzina siamo invece a quota 0,728 centesimi. Considerando tale differenza, ecco a cosa fa riferimento il termine riallineamento ipotizzato dal governo di Giorgia Meloni. In termini semplici, si alzerebbe la quota diesel e ridurrebbe quella per la benzina.

Chi pagherà di più

Si sollevano però un po’ di dubbi, a partire dal fatto che l’Italia vanti l’accisa sul diesel più alta d’Europa. Prevedere un ulteriore aggiusto è dunque un boccone molto amaro. Una compensazione di sorta (0,21 centesimi al litro) è stata inoltre già attuata per i camion Euro 5 ed Euro 6, al di sopra delle 7,5 tonnellate.

Non ci sarà dunque una nuova trasformazione degli equilibri in tal senso. Ecco le parole di Paolo Uggè, presidente di Unatras: “Una nuova accisa avrebbe previsto un aumento di 10mila euro per camion su base annua, con ricadute pesanti sulla competitività con il resto d’Europa”. Un sospiro di sollievo rilevante, dunque, che evita l’avvio di uno sciopero di massa, con mezzi fermi in tutt’Italia. Si richiede però maggiore chiarezza: “Il governo ci convochi”.

Chi pagherà tutto ciò, dunque? Tanto i “normali” automobilisti quanto i piccoli autotrasportatori (mezzi più vecchi e di minori dimensioni). Questi ultimi fanno sentire la propria voce, perché “il governo non può penalizzarci in un periodo di forte sofferenza, facendo figli e figliastri”, sottolinea Assotir. Si richiede una giusta analisi della situazione attuale, tenendo conto di come i piccoli autotrasportatori rappresentino “metà del parco veicolare nazionale. (…) Il governo ci ascolti o si assumerà le proprie responsabilità”.

Quanto costerà il carburante

Allo stato attuale si attende chiarezza da parte del governo in merito al tema delle accise. Giorgia Meloni ha tentato di intervenire in maniera salvifica, evitando un generale allarme tra i propri elettori.

Ha dunque rapidamente smentito il ministro Giorgetti in merito alla Manovra: “Leggo alcune dichiarazioni fantasiose in base alle quali il governo vorrebbe aumentare le tasse che gravano sui cittadini. È falso. Questo lo facevano i governi di sinistra. Noi le tasse le abbassiamo. La cultura politica di questo governo è quella di ridurre le tasse, sostenere le famiglie e le imprese, senza gravare ulteriormente sui cittadini”.

Il video postato su X è divenuto virale, ovviamente, ma nel messaggio si ignora come sia stato lo stesso Giorgetti a parlare di “sacrifici da parte di tutti” nel corso dell’intervista concessa a Bloomberg. Occorre risanare i conti pubblici, come richiesto dall’Ue. Ma allora chi pagherà? Salvini ha tentato a sua volta di correre ai ripari, parlando di sacrifici per chi ha patrimoni miliardari e non per chi ha mille euro sul conto corrente. Ecco, dunque, l’acerrimo nemico che riporta: le banche.

“Tutti gli italiani stanno tirando la cinghia. Le banche l’anno scorso hanno guadagnato 40 miliardi di euro. Almeno una parte di questo enorme patrimonio potrebbe essere restituito ai cittadini”.

Una situazione confusa, che vede i rappresentati del governo passare con poca agilità da un’analisi della Manovra a proclami da campagna elettorale. Il ministro è stato dunque male interpretato, si spiega, eppure si prevedono tasse più alte sulla casa, qualora sia stata ristrutturata con bonus edilizi, così come un rincaro delle accise sul diesel.

Sotto questo aspetto giunge la previsione di Unem, l’Unione energie per la mobilità. Al netto delle promesse, si teme un rincaro netto ai distributori per tantissimi italiani. L’associazione spiega: “Nell’ipotesi estrema in cui l’allineamento delle aliquote attuali si traducesse poi nell’equiparazione dell’accisa sul gasolio a quella sulla benzina, l’effetto sarebbe un aumento immediato dei prezzi al consumo, con 13,5 centesimi di euro al litro, includendo la componente dell’Iva”.

Se questi dovessero essere esattamente i pezzi del puzzle della Manovra, e se tutti dovessero andare al proprio posto come previsto, le famiglie italiane sarebbero gravate per quasi 2 miliardi di euro, riporta l’Unem. Si parla nello specifico di 26 milioni di famiglie e di una spesa media aumentata di circa 70 euro annui.