Da qualche giorno su Vladimir Putin pende un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale, una minaccia agli spostamenti del presidente russo che deve stare attento a quali Paesi potrà o meno fare visita, pena l’arresto. La CPI, infatti, considera lo zar come “responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia”.
Ma cosa significa e cosa cambia per Putin? Potrebbe essere arrestato immediatamente in 123 Paesi, ma può viaggiare liberamente a New York e Kiev senza il rischio di finire in manette.
Putin e il mandato d’arresto, cosa cambia
Di fatto cosa cambia per il numero uno del Cremlino? D’ora in poi non potrà recarsi in nessuno dei 123 Paesi che aderiscono alla CPI dove c’è l’obbligo di arrestare chi è raggiunto da un mandato simile. Si tratta di un mandato che sa di schiaffo morale a Putin che ora è ufficialmente annoverato nella lista di tiranni e Capi di Stato e governo accusati di crimini di guerra dentro e fuori i confini dei loro Paesi.
Lo stesso trattamento è stato riservato in passato al libico Gheddafi e al sudanese Bashir che, prima del leader russo, erano gli unici due presidenti nel mirino della Corte dell’Aia.
Per il numero uno russo d’ora in poi sarà quindi difficile prendere parte a qualsiasi summit politico. Ne è certa l’ex procuratrice dell’Aia Carla Del Ponte: “Da oggi la sua vita da capo dello Stato diventa difficile. Gli sarà inibito qualsiasi vertice internazionale. È innegabile che la richiesta di arresto incrina irrimediabilmente la sua immagine pubblica. Oggi in Russia lui è il presidente, ma è chiaro che i gravissimi reati che gli vengono contestati possono giocare anche politicamente contro di lui”.
Il paradosso del mandato d’arresto
Come detto, Putin potrebbe essere arrestato immediatamente se dovesse mettere piede in uno dei 123 territori che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma del 2002, il documento formale che ha sancito la nascita della Corte Penale Internazionale. Ma tra questi, incredibilmente, mancano due dei Paesi maggiormente coinvolti nel conflitto: Ucraina e Usa.
Putin, infatti, potrebbe recarsi a New York e Kiev senza doversi preoccupare di essere fermato e consegnato all’autorità pubblica perché Stati Uniti e Ucraina, così come la Cina e l’India, sono infatti tra i Paesi che non hanno sottoscritto lo Statuto.
Corte Penale Internazionale, cos’è
Le origini della Corte penale internazionale risalgono al fine della Seconda Guerra Mondiale, quando vennero istituiti dei tribunali militari internazionali, tra i quali, primo fra tutti, quello chiamato a giudicare i capi nazisti nel Processo di Norimberga. Con sede in Olanda, oggi la CPI da statuto “intende integrare, non sostituire, i sistemi penali nazionali; persegue i casi solo quando gli Stati non sono disposti o non sono capaci di farlo”.
La sua giurisdizione si applica in particolare per quattro reati principali:
- Genocidio, caratterizzato dal “preciso intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”;
- Crimini contro l’umanità, che includono tra l’altro “la deportazione”;
- Crimini di guerra;
- Aggressione, che consiste “nell’uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità o l’indipendenza di un altro Stato”.