Nel covo di Messina Denaro: beni di lusso e caccia al tesoro

Il boss Matteo Messina Denaro ha guidato gli inquirenti verso la sua tana, la casa che lo ha ospitato negli ultimi mesi prima dell'arresto

Lunedì 16 gennaio 2023 il blitz che lo ha portato in manette, la mattina di martedì 17 invece l’irruzione nel suo covo, quello che lo ha protetto dagli occhi indiscreti delle persone e, soprattutto, da quelli delle forze dell’ordine che lo avevano vicino senza saperlo. Matteo Messina Denaro è il personaggio più discusso delle ultime ore, il boss latitante che ha terminato la sua fuga alla clinica “La Maddalena” di Palermo dove è stato arrestato dai Ros mentre si stava registrando all’ingresso sotto il falso nome di Andrea Bonafede (qui vi abbiamo parlato dei rischi di girare con documenti falsi). A poco meno di ventiquattro ore dal fermo del boss, che è stato poi trasferito in Abruzzo in un carcere di massima sicurezza, le forze dell’ordine sono quindi entrate nella sua tana.

Oggetti di lusso e non solo, il covo di Messina Denaro

Incredibilmente, ma in linea con quello che è stato l’operato dei suoi predecessori, Matteo Messina Denaro si nascondeva proprio dove nessuno lo avrebbe mai cercato, nel centro di Campobello di Mazara a pochi passi dalle forze dell’ordine. Il boss, secondo quanto appreso, ha guidato gli inquirenti verso la sua tana e nella notte tra lunedì e martedì è arrivato l’ingresso in quell’appartamento di un palazzo anonimo nel comune Trapanese.

A conferma degli accessori di lusso trovati addosso al latitante al momento dell’arresto, in casa erano presente profumi e vestiti griffati. L’abitazione, descritta come normale e discreta, ha comunque elementi che hanno fatto pensare ai Ros entrati in azione che il boss viveva nell’agio. Il covo, casa ormai da quasi sei mesi, aveva al suo interno anche preservativi e viagra, ma non armi. Dunque Messina Denaro era sicuro che nessuno avesse ricevuto soffiate sulla sua dimora.

La casa, è emerso successivamente, sarebbe di proprietà dello stesso Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato l’identità al boss in questi mesi. Il 59enne, geometra di Campobello, ha infatti parlato ai pm ammettendo di conoscere il boss e di essersi prestato a comprare con i soldi del latitante la casa (qui vi abbiamo parlato di pensione e disoccupazione ai mafiosi).

Il patrimonio di Messina Denaro

Ma l’obiettivo degli investigatori, oltre mettere le mani sui documenti che potrebbero dire di più sulle stragi di mafia e il funzionamento di Cosa Nostra, è intercettare il patrimonio del boss. Messina Denaro, secondo quanto rilevato fin qui, gestirebbe circa 13 milioni di euro, cifra ben al di sotto dei beni sequestrati in questi trent’anni che si aggirano attorno ai 4 miliardi di euro.

Tra beni che comunque sono stati confiscati e adesso sono nelle mani dello Stato, infatti, il boss aveva palazzi, ville, appartamenti, terreni e liquidità in decine di conti correnti postali. Beni per milioni di euro, molti dei quali però si presume siano ancora nelle sue mani anche se ora, con il suo arresto, i carabinieri potranno fare ulteriormente luce sul patrimonio. Quel che è certo è che gli orologi e i profumi preziosi trovati all’interno dell’abitazione lasciano presagire a tanta liquidità nelle mani del boss che, secondo quanto si racconta, in passato era anche riuscito a ottenere 2 milioni dal risarcimento per le vittime di mafia.