Campi Flegrei, ecco i segnali che preannunciano una scossa

Il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Mauro Di Vito, spiega come gli eventi sismici sempre più frequenti siano tra i segnali del fenomeno del bradisismo

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Lo sciame sismico che da settimane sta interessando i Campi Flegrei preoccupa le istituzioni e costringe il Governo a intervenire. Nonostante l’evento di magnitudo 4.2 di mercoledì 27 settembre sia stato il più potente nell’area degli ultimi 40 anni, nessuno dei terremoti avvenuti nell’ultimo periodo ha prodotto danni a cose o persone, ma le scosse sempre più frequenti hanno fatto salire l’allerta. Un piano di evacuazione dei Campi Flegrei della Protezione civile esiste già, ma a breve potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri un decreto con le misure da applicare per l’esodo della popolazione in caso di allarme.

Il decreto in arrivo in Cdm

Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci starebbe preparando un provvedimento mirato ad affrontare un eventuale evento grave di bradisismo da portare sul tavolo del Cdm. Il testo prevederà interventi di assistenza alle persone e procedure di allontanamento temporaneo degli abitanti dei territori interessati, non soltanto dai fenomeni sismici ma soprattutto nell’ipotesi di eruzione della caldera al di sotto dei Campi Flegrei.

Il piano nazionale della Protezione civile prevede una zona rossa più esposta al pericolo di flussi piroclastici, come valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici, e coinvolta nell’evacuazione preventiva dei circa 500mila abitanti, distribuiti tra i Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, per intero; parte dei Comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità del Comune di Napoli.

Nella zona più esterna, quella gialla, ricadono invece 24 quartieri di Napoli, i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano, Mugnano e altri, nei quali vivono complessivamente ottocentomila abitanti. In caso di eruzione, quest’area sarebbe esposta alla ricaduta di ceneri vulcaniche e sarebbe interessata da allontanamenti temporanei della popolazione.

Il piano prevede quattro livelli di allerta – verde, giallo, arancione e rosso – che individuano lo stato di attività del vulcano e scandiscono il tempo che precede una possibile ripresa dell’attività eruttiva. Nella fase di ‘preallarme’, le persone che vogliono allontanarsi possono farlo ma solo autonomamente, mentre alla dichiarazione dello stato di ‘allarme’ tutta la popolazione deve abbandonare la zona rossa e può scegliere di farlo in modo autonomo o assistito.

Il tempo complessivo stimato per l’evacuazione è di tre giorni ed è suddiviso in tre fasi:

  • nelle prime 12 ore le persone avrebbero la possibilità di prepararsi mentre le autorità sarebbero al lavoro per predisporre le misure necessarie all’allontanamento;
  • nelle successive 48 ore inizierebbe l’evacuazione della popolazione di tutti i Comuni della zona rossa secondo i cronoprogrammi;
  • nelle ultime 12 ore sono previsti eventuali interventi per la gestione di eventuali criticità e all’allontanamento degli operatori della Protezione civile.

I segnali degli eventi sismici

Secondo gli esperti al momento l’attività bradisismica non sarebbe accompagnata da segnali di un’imminente eruzione della caldera sotto i Campi Flegrei e la vulcanologa e direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, Francesca Bianco, afferma che un evento eruttivo a breve termine è “trascurabile” (qui il video che mostra la spaventosa simulazione dell’eruzione dei Campi Flegrei).

Se però da una parte gli scienziati precisano che un’eruzione improvvisa non può essere prevista con esattezza, alcuni segni premonitori dei terremoti in questa zona possono essere registrati, in quanto le scosse sono solo uno dei segnali del fenomeno bradisismico dei Campi Flegrei, di cui abbiamo parlato qui.

A spiegarlo in un’intervista al Tg La7 è il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Mauro Di Vito: “Questa serie di sciami più o meno continui in questo periodo, rientrano in questo fenomeno del bradisismo cioè di sollevamento lento del suolo che deforma la crosta per la spinta di gas e magma profondo, fratturandola e generando questi terremoti”.

Il dipartimento locale dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia monitora costantemente questi eventi da decenni: “Quello che registriamo sono deformazione del suolo, terremoti, degassamento, risalita di grandi quantità di gas” aggiunge Di Vito.

“Il messaggio – conclude il vulcanologo – è che bisogna lavorare molto sull’informazione, bisogna lavorare molto anche sulla valutazione di quelle che possono essere le risposte locali. E su questo gli enti stanno lavorando molto: la Regione, il Comune e la Protezione civile nazionale, per rendere sempre più efficaci le misure; per contrastare quelli che possono essere i problemi associati a un fenomeno con cui le persone devono purtroppo convivere”.