Berlusconi, chi sono i fedelissimi finiti in galera

Da Dell'Utri a Fede passando per Previti: i condannati nel cerchio magico berlusconiano della prima ora e i loro rapporti con il Cavaliere nella scalata al potere

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Sull’addio a Silvio Berlusconi si è consumato inevitabilmente lo scontro tra i devoti al Cavaliere e i detrattori senza se e senza ma. Tra le due fazioni chi ritiene che il funerale dovesse essere un momento di rispetto e pietà, doveroso di fronte alla morte di un uomo, e che il tempo di fare i conti con la sua vita potesse essere rimandato. Ma anche chi teme che attorno a una figura così divisiva ci sia stato un eccessivo clima di santificazione, facendo dimenticare le tante ombre sulla carriera imprenditoriale e politica di Berlusconi. A rappresentare il lato oscuro del Cavaliere alle sue esequie di Stato c’era il cerchio dei fedelissimi della prima ora con il fardello delle loro condanne.

La condanna a Dell’Utri

Al funerale di Silvio Berlusconi non poteva mancare Marcello Dell’Utri, tornato in libertà nel 2019 dopo aver scontato cinque anni di carcere (su una condanna di sette) per concorso esterno in associazione mafiosa. La grande amicizia tra i due risaliva all’incontro negli anni ’50 tra i corridoi dell’Università statale di Milano. Dopo un’esperienza come dirigente del centro sportivo dell’Opus dei a Roma, una da presidente della Bacigalupo, squadra di calcio giovanile di Palermo, e una da dipendente di banca in Sicilia, Dell’Utri torna a Milano su proposta del Cavaliere per cominciare una collaborazione che da lì ai successivi decenni lo porterà a diventare il suo braccio destro (qui abbiamo spiegato chi c’era nel cerchio magico di Berlusconi).

A capo di Publitalia, la concessionaria pubblicitaria della Fininvest, Dell’Utri è il responsabile del ‘progetto Botticelli’, cioè il piano della discesa in campo, diventando una colonna portante per il leader di Forza Italia, fino alla condanna definitiva arrivata nel 2014.

Come ricorda ‘Il Fatto Quotidiano’, nelle motivazioni della sentenza all’ex senatore, Silvio Berlusconi viene citato 137 volte. I fatti contestati risalgono al periodo tra il 1974 e il 1992, che coincide con l’ascesa del Cavaliere, durante il quale, come stabilito dai giudici, Dell’Utri ha “favorito e determinato” la “conclusione di un accordo di reciproco interesse tra i boss mafiosi, nella loro posizione rappresentativa, e l’imprenditore amico Silvio Berlusconi”.

Accuse sempre smentite dall’ex premier, per le quali, nonostante le diverse inchieste, la sua posizione è stata sempre archiviata (qui le 20 frasi più famose di Silvio Berlusconi).

Era l’epoca del mafioso Vittorio Mangano, stalliere di Arcore, e degli incontri tra Dell’Utri e diversi esponenti di spicco di Cosa nostra, tra i quali l’allora boss Stefano Bontade.

Dopo una breve latitanza in Libano l’ex senatore viene condotto al carcere di Rebibbia, dove resterà per quattro anni più uno passato ai domiciliari.

I fedelissimi condannati: da Previti a Fede

Ai funerali di Stato era presente anche Cesare Previti, conosciuto da Berlusconi negli anni ’70, quando, come tutore della marchesina Annamaria Casati Stampa rimasta orfana, vendette al Cavaliere Villa San Martino.

Da quel momento l’allora avvocato resterà sempre al fianco di Berlusconi, come legale della holding Fininvest, fino a trovare un posto nel suo primo Governo, come ministro della Difesa.

Previti verrà condannato a sei anni per corruzione in atti giudiziari nel processo Imi-Sir, ai quali si aggiungono diciotto mesi per il lodo Mondadori: sarà lui il regista della corruzione di Vittorio Metta, il giudice civile di Roma che aveva motivato la sentenza a favore di Berlusconi nella scalata al gruppo di Segrate.

L’ex avvocato calabrese verrà scarcerato dopo quattro giorni passati a Rebibbia, in forza della legge ex Cirielli che consente ai condannati ultrasettantenni di scontare una pena anche fuori dal carcere, per questo ribattezzata “salva Previti”.

In permesso speciale per assistere alle esequie di Berlusconi, ha fatto la sua comparsa al Duomo di Milano anche Denis Verdini, ex coordinatore del Popolo delle Libertà, attualmente ai domiciliari per la condanna a sei anni e mezzo per bancarotta.

Mentre non rientrava più da anni all’interno del cerchio magico, Emilio Fede, anche lui tra i fedelissimi della prima ora, ma allontanato da Berlusconi per i dissapori seguiti alla condanna a quattro anni e sette mesi all’ex direttore del Tg4 per favoreggiamento della prostituzione, in relazione a un’altra delle vicende che ha segnato la carriera di Berlusconi: il Bunga Bunga.