Quando sono trascorsi oltre 16 mesi dalla mattina in cui Vladimir Putin decise di bombardare la città di Kiev dando inizio al conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina, le prospettive per il raggiungimento di un primo accordo di pace (ma anche solo per la composizione di un tavolo strutturato per le trattative) sono pressoché inesistenti.
I due Stati coinvolti, per voce dei rispettivi presidenti, non accennano ad arretrare di un millimetro rispetto alle posizioni assunte nel corso della guerra: mentre sul campo continuano a morire migliaia di militari e persone civili, i due governi nazionali e gli organi della diplomazia internazionale non stanno portando a casa nulla sul fronte dei negoziati.
Mentre Russia e Ucraina continuano a combattere, in Europa aumentano i beni congelati agli oligarchi
In Italia il dibattito sul ruolo che il nostro Paese deve mantenere si sviluppa attorno a due posizioni diametralmente opposte. Da una parte, il governo guidato da Giorgia Meloni continua a rimarcare il proprio appoggio incondizionato alla causa di Kiev, con la presidente del Consiglio che ha incontrato a più riprese il presidente Zelensky garantendogli ogni volta il proprio completo supporto sia dal punto di vista degli aiuti economici (facendo pressione sull’Unione europea per un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, l’undicesimo), sia per quanto riguarda la fornitura di armi.
Dall’altra parte invece, i sondaggisti e gli esperti di opinione pubblica riscontrano un progressivo aumento della parte di popolazione che guarda con marcato scetticismo alle posizioni ucraine, ritenendo l’inflessibilità mostrata dal leader di Kiev come frutto delle pressioni esercitate dagli Stati Uniti nella loro personale lotta di potere contro il Cremlino. Tutto questo mentre l’imprevedibilità delle azioni dei mercenari dell’armata Wagner ha messo in mostra tutte le fragilità dell’organizzazione militare e bellicistica di Mosca.
Ebbene, all’interno del quadro appena descritto, non smette di fare scalpore la mole di beni materiali riconducibili a personalità vicine a Vladimir Putin che le autorità europee stanno continuando a sequestrare in tutto il territorio del Vecchio Continente. Una parte non indifferente di queste disponibilità si trova in Italia e risulta essere di proprietà di alcuni magnati e oligarchi divenuti celebri per lo spazio riservato loro in questi mesi da parte dei quotidiani e dei talk show televisivi.
Beni degli oligarchi russi in Italia: cos’è il Comitato di sicurezza finanziaria e cosa sta facendo
L’organo governativo che si occupa di individuare e porre sotto sequestro le proprietà dei soggetti interessati è incardinato nella struttura del ministero dell’Economia e prende il nome di Comitato di sicurezza finanziaria (CSF): si tratta di un’autorità il cui compito è proprio quello di “congelare” – utilizzando un termine ormai diffuso in questo senso – quanto riconducibile a magnati e oligarchi provenienti dalla Russia. Da febbraio del 2022 ad oggi, le misure emesse si contano nell’ordine di diverse decine, ma mai prima d’ora si era arrivato ad una mappatura completa dei beni intestati alle personalità vicine a Vladimir Putin.
Tra l’altro, nel caso specifico del nostro Paese, questa attività di ricognizione risulta particolarmente difficile per la stampa e i cronisti: questo perché i dati sugli individui attenzionati (a differenza, ad esempio, di quanto succede in Spagna o in Francia) non sono pubblici e nemmeno ottenibili tramite una richiesta di accesso agli atti. Dunque, per arrivare ad un quadro il più vicino possibile alla situazione reale, è stato necessario incrociare le notizie di pubblico dominio con i numeri diffusi dalla Commissione europea, in cui compaiono oltre 1.500 profili (un lavoro che ha svolto con grande caparbietà il quotidiano Domani).
Ville di lusso e grandi residenze: l’elenco completo dei sequestri effettuati in Italia a danno degli oligarchi russi
Per il numero di congelamenti effettuati e per la varietà delle località coinvolte, vale la pena partire dalle costosissime ville poste in stato di fermo dalle autorità italiane. Le regioni coinvolte sono quasi tutte quelle con uno sbocco sul mare, con qualche eccezione di assoluto rilievo.
- Forte Village di Santa Margherita di Pula, in provincia di Cagliari (valore stimato di 1,2 milioni di euro), un lussuoso resort intestato a Musa Bazhaev, imprenditore attivo nel settore minerario;
- Vasto complesso immobiliare ad Alassio, in provincia di Savona (valore stimato di 1,6 milioni di euro), riconducibile a Rifat Shaykhutdinov, parlamentare della Duma di Mosca;
- Villa da poco ristrutturata a Formia di Latina (dal prezzo stimato attorno ai 520mila euro), di proprietà di Svetlana Balanova, capo del grande gruppo editoriale National Media Group, molto vicino al Cremlino;
- Serie di immobili residenziali situati in Costa Smeralda (per un valore complessivo di 3,6 milioni di euro) e intestati a Boris Rotenberg, storico amico di Vladimir Putin, proprietario del gruppo imprenditoriale russo Sgm e azionista della Gazprom Drilling;
- Sempre in quella parte della Sardegna c’è l’insieme di residenze più costoso tra quelle congelate (stimato attorno ai 133 milioni di euro), di proprietà di Alisher Usmanov, da sempre tra i maggiori finanziatori dei governi di Putin;
- Poco più a Sud, a pochi passi da Villa Certosa della famiglia Berlusconi, il magnate Viatcheslav Kantor (tra i più solidi produttori di fertilizzanti in Russia), possiede fabbricati e terreni per un valore di 56 milioni di euro;
- 19 proprietà immobiliari sul Lago di Como (per un costo complessivo di 8 milioni di euro) sequestrate al giornalista russo Vladimir Solovyev, considerato uno dei più accaniti divulgatori della propaganda del Cremlino sulla cosiddetta operazione speciale;
- Catena di immobili di lusso sul Lago di Garda (valore complessivo attorno ai 60 milioni euro) di proprietà di Grigory Berezkin, fondatore della holding energetica russa Esn.
Lunghissimi yacht e vetture di grossa cilindrata: tutti gli altri beni sequestrati agli oligarchi russi in Italia
Vi avevamo già parlato del mega yacht Scheherazade, sequestrato a Portofino dall’Agenzia del Demanio nel maggio del 2022: di proprietà Eduard Khudaynov (grande amico di Putin), pare però essere stato nella piena disponibilità dello Zar fino alla messa dei sigilli.
È questo – insieme all’imbarcazione denominata SYA, riconducibile all’imprenditore russo Andrej Melnichenko – il bene più prezioso congelato finora sul suolo italiano. Per entrambi gli yacht, il prezzo stimato supera i 530 milioni di euro, mentre per altre due navi della famiglia Mazepin (padre Dmitry e figlio Nikita, già pilota di Formula 1) siamo sui 3 milioni di euro l’una.
Infine le auto, tutte di grossa cilindrata. In totale sono 4 e le autorità italiane le considerano di proprietà delle banche russe Vtp e Vnesheconombank: ognuna di loro verrebbe venduta sul mercato ad un costo compreso tra i 170 e i 190mila euro.