Allarme spopolamento al Sud: previsti 8 milioni di residenti in meno

Tanti e troppi giovani lasciano il Sud in cerca di lavoro, ma il Meridione va in difficoltà: previsti 8 milioni di residenti in meno, ecco le cause della crisi

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Ogni anno è sempre peggio e, a lungo andare, il Sud pagherà un duro conto con lo spopolamento in atto. Una recente ricerca di Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno, infatti, fa emergere dei dati allarmanti sulla popolazione del Meridione, con un drastico calo che viene registrato di anno in anno e che, in un futuro non tanto lontano, potrebbe portare il Sud ad avere 8 milioni di residenti in meno rispetto a quanti se ne contano oggi.

Un rapporto, presentato a Roma alla presenza del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che fa emergere una sempre più marcata incognita sul futuro del Paese, ma soprattutto delle zone meridionali dello Stivale che continuano a perdere popolazione, soprattutto giovani e professionisti qualificati che di contro, numeri alla mano, vanno ad arricchire il Nord e ringiovanire il Settentrione.

Allarme spopolamento al Sud

Il rapporto Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno è impietoso nei numeri per il Sud Italia, con dati che fanno risuonare forte e chiaro l’allarme per il futuro di un territorio che purtroppo, sappiamo bene, rincorre il Nord e rispetto ai connazionali del Settentrione guadagna meno.

Dallo studio presentato a Roma, infatti emerge uno scenario apocalittico. Dal 2002 al 2021, infatti, ben 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Meridione per spostarsi verso il Centro-Nord. Al netto dei rientri, il Mezzogiorno ha quindi perso 1,1 milioni di residenti negli ultimi vent’anni.

Le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato soprattutto i più giovani che tra il 2002 e il 2021 hanno portato il Mezzogiorno a subire un deflusso netto di 808mila under 35, di cui 263 mila laureati.

E il futuro? Sembra essere di quelli peggiori per il Sud Italia, che secondo il rapporto Svimez al 2080 si stima possa avere una perdita di oltre 8 milioni di residenti, pari a poco meno dei due terzi del calo nazionale (–13 milioni). La popolazione del Sud, attualmente pari al 33,8% di quella italiana, si ridurrà ad appena il 25,8% nel 2080.

E il Sud Italia, stando così le cose, diventerà quindi l’area più vecchia del Paese nel 2080, con un’età media di 51,9 anni rispetto ai 50,2 del Nord e ai 50,8 del Centro. Perché se è vero che a salutare sono le menti più brillanti e i giovani, ad approfittarne saranno proprio Nord e Centro, mentre al Sud resterà solo chi è attaccato alla propria terra e in stato d’età avanzato.

Le cause dell’addio al Meridione

Numeri, come detto, impietosi e che lasciano tanto amaro in bocca. Ma perché tutto questo? Parlare di lavoro e guadagni sembra quasi riduttivo, ma i dati emersi dal recente rapporto di Svimez non permettono di andare tanto lontano dal fulcro della discussione.

Infatti, secondo quanto emerge, è vero che l’occupazione è cresciuta negli ultimi mesi anche al Sud Italia, ma paragonando i dati dei precari di Nord e Centro con quelli del Mezzogiorno il discorso è ben più chiaro. Infatti la vulnerabilità nel mercato del lavoro meridionale resta su livelli patologici. Quasi quattro lavoratori su dieci (22,9%) nel Mezzogiorno hanno un’occupazione a termine, contro il 14% nel Centro-Nord.

Il 23% dei lavoratori a temine al Sud lo è da almeno cinque anni (l’8,4% nel Centro-Nord). Tra il 2020 e il 2022 è calata la quota involontaria sul totale dei contratti part time in tutto il Paese, ma il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord resta ancora molto pronunciato: il 75,1% dei rapporti di lavoro part time al Sud sono involontari contro il 49,4% del resto del Paese.