La situazione politica che coinvolge Daniela Santanchè, senatrice di FdI e ex ministra del Turismo, è stata oggetto di richieste di dimissioni da parte dell’opposizione e ha generato tensioni all’interno della maggioranza. Questo ha portato alla decisione di affrontare la questione in Parlamento il 5 luglio.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la ministra Daniela Santanchè non è preoccupata per l’audizione a Palazzo Madama né per un eventuale voto, poiché ritiene che una mozione di sfiducia non otterrebbe mai il sostegno necessario per passare. Inoltre, ritiene che ciò potrebbe addirittura ricompattare la maggioranza, nonostante la pressione esercitata da Lega e Forza Italia nei suoi confronti. Santanchè ha dichiarato: “Non ho processi, non ho condanne, davvero non capisco questo accanimento contro di me. Non vedo l’ora di essere sui banchi del Senato”.
Caso Santanchè, come è nato
Il caso ha avuto origine da un’inchiesta giornalistica trasmessa il 19 giugno nel programma televisivo “Report” su Rai3. Secondo Santanchè, l’inchiesta sarebbe priva di fondamento storico e avrebbe come scopo screditare la sua immagine e reputazione.
Nel servizio sono state chiamate in causa le attività imprenditoriali di Ki group (acquistata nel 2006 da Santanchè insieme all’ex compagno Canio Mazzaro, imprenditore farmaceutico) e di Visibilia. Che cosa facevano queste aziende? E di che cosa è accusata Santanchè?
Le vicende di Ki Group: debiti e dipendenti non pagati
Ki Group, gestita da Daniela Santanchè fino al 2022, era un’azienda che si occupava di alimenti biologici. Secondo quanto riportato nell’inchiesta di “Report”, tra il 2018 e il 2019 l’azienda avrebbe accumulato debiti nei confronti dei fornitori per oltre 8 milioni di euro, superando gli attivi di bilancio. Di fronte a questa situazione, si sarebbe deciso di creare una nuova società chiamata Ki Group Srl per trasferirvi i rami aziendali funzionanti, lasciando fuori i debiti. Questo avrebbe causato difficoltà per diversi fornitori, con At&t ad esempio che avrebbe ceduto il marchio Verde Bio a valori molto convenienti per Santanchè.
Secondo “Report”, ci sono testimonianze di dipendenti di Ki Group che ancora aspettano di ricevere il trattamento di fine rapporto (TFR), ovvero la liquidazione. Inoltre, l’inchiesta ha evidenziato operazioni considerate poco trasparenti, come un appartamento a Milano che veniva pagato 100.000 euro all’anno e registrato come “ufficio di rappresentanza”.
Nel frattempo, la procura della Repubblica di Milano ha avviato un’indagine sulle dinamiche societarie e sui conti di Ki Group, a seguito delle segnalazioni fatte nell’inchiesta di “Report”.
L’attività imprenditoriale con Visibilia
Come imprenditrice, Daniela Santanchè ha fatto parlare di sé soprattutto per i suoi investimenti in partnership con Flavio Briatore. Insieme hanno gestito lo stabilimento balneare Twiga a Forte dei Marmi in Toscana e hanno lanciato il marchio Billionaire, associato al celebre locale di Porto Cervo in Sardegna. È importante sottolineare che nessuna di queste attività è coinvolta nell’inchiesta di Milano menzionata precedentemente.
Verso la metà degli anni Duemila, Santanchè ha manifestato interesse nel campo della comunicazione d’impresa, fondando Visibilia Pubblicità. L’obiettivo di questa azienda era raccogliere inserzioni pubblicitarie per conto dei quotidiani. Tuttavia, successivamente Santanchè ha abbandonato questa attività a favore di iniziative più strettamente editoriali.
Da qui è nata Visibilia Editrice, che in seguito è stata quotata in Borsa. Santanchè è stata azionista di maggioranza dell’azienda fino alla sua nomina nel governo Meloni e ne è stata presidente fino a gennaio 2022. Attualmente, il gruppo Visibilia, che si trova in una situazione di crisi, sta cercando di raggiungere un accordo con l’Agenzia delle Entrate per ridurre l’ammontare dei debiti accumulati durante la gestione di Santanchè.
È importante sottolineare che sia per le accuse legate a Visibilia che a Ki Group eventuali colpe o responsabilità non sono state ancora stabilite. La procura dovrà svolgere ulteriori indagini per valutare la veridicità delle accuse e prendere eventuali azioni legali.
L’acquisto delle riviste Ciak, Novella 2000 e Ville e Giardini
Nel 2013, Daniela Santanchè ha acquisito la rivista Ville e Giardini da Mondadori. Successivamente, nel 2014, ha rilevato le riviste Pc Professionale e Ciak. Nel 2015, dopo aver acquisito la società di comunicazione Pms, ha comprato da Rcs Mediagroup i settimanali Visto e Novella 2000. Tuttavia, dopo un paio di anni, queste pubblicazioni sono state liquidate e i giornalisti sono stati licenziati insieme alla società Visibilia Magazine, che si occupava della loro pubblicazione effettiva.
Nell’inchiesta di “Report”, alcuni ex dipendenti del gruppo hanno riferito di un dipendente in cassa integrazione a zero ore che in realtà continuava a lavorare senza essere stato informato correttamente della situazione. Nel 2019 è stata costituita Visibilia Concessionaria, ma non ha ottenuto grandi risultati. Nel complesso, il gruppo editoriale di Santanchè ha incontrato difficoltà finanziarie e ha cercato di risolvere la situazione cedendo rami aziendali e trasferendo debiti all’esterno. Tuttavia, le perdite sono comunque aumentate. Questi squilibri finanziari hanno portato a un “dissesto patrimoniale significativo” e all’avvio della procedura di fallimento per Visibilia Editrice.
L’accusa di bancarotta e falso in bilancio
Alcuni azionisti di minoranza, preoccupati per presunte irregolarità di tipo penale, si sono rivolti alla magistratura per avviare un’indagine. L’inchiesta della procura della Repubblica di Milano ha portato all’incriminazione della ministra per bancarotta e falso in bilancio nelle comunicazioni relative al periodo 2016-2020. Al fine di evitare l’accusa di bancarotta, è stata proposta all’Agenzia delle Entrate la somma di 1,2 milioni di euro da pagare in dieci anni, in modo da revocare la procedura fallimentare nei confronti di Visibilia Srl. Questa proposta segue l’esempio di altre società del gruppo di cui i debiti sono stati ripianati nel corso del tempo.
L’acquisto di una Maserati e l’appartamento a Roma
Ma gli affari della Santanchè finiti sotto la lente d’ingrandimento non si limitano solo alle aziende: secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, la ministra aveva noleggiato una Maserati al costo di 77.000 euro, utilizzandola per diversi anni e pagando le rate attraverso la società Visibilia Editore Spa, che attualmente si trova in crisi e le cui azioni hanno un valore molto basso. Il contratto per la Maserati, di colore “rosso corsa”, è datato 25 settembre 2014 e l’auto è stata restituita dopo cinque anni con 150.000 chilometri percorsi.
Il Fatto Quotidiano riporta anche di un appartamento in piazza della Rotonda, situato a breve distanza dal Senato, che Santanchè avrebbe noleggiato e successivamente subaffittato alla società Visibilia per la redazione di Ciak, trasferita da Milano a Roma. Il costo dell’affitto era di 19.200 euro all’anno. Tuttavia, i due giornalisti milanesi che erano stati trasferiti non hanno accettato una riduzione salariale e i costi del trasferimento, dimettendosi successivamente e avviando una causa legale per richiedere stipendi e trattamento di fine rapporto (TFR).
Come per il caso di Visibilia e Ki Group, anche per entrambe le vicende riportate dal Fatto Quotidiano non sono oggetto di alcuna indagine.