Come cambiano le app dei taxi, destinazione oscurata e stop ai furbetti

Nuove regole per Uber: solo il luogo di partenza comunicato ai tassisti. Stop alla scelta di corse più redditizie per garantire trasparenza e equità

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 6 Gennaio 2025 17:14

Il Ministero dei Trasporti ha deciso di cambiare le carte in tavola per i tassisti che utilizzano piattaforme digitali. Con il nuovo decreto, le corse comunicate da Uber mostreranno solo il punto di partenza, oscurando la destinazione del cliente. La mossa punta a ridurre il fenomeno della selezione delle corse più convenienti, una prassi che lascia molti passeggeri a piedi.

Il governo aveva già messo in cantiere cambiamenti simili nell’aprile 2024. La bozza di allora includeva già la proposta di limitare le informazioni comunicate ai tassisti tramite app. Ora, quel progetto prende forma, con l’obiettivo di ripulire un settore che spesso lascia l’utenza a fare i conti con disservizi e prezzi fuori controllo.

Taxi, cosa cambierà davvero

A Roma, nella notte di Capodanno, i taxi erano un miraggio. Poche auto disponibili, prezzi stellari e una mappa dei servizi concentrata su aree specifiche hanno creato disagi per residenti e turisti. Ora il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti punta a evitare il bis, preparando un decreto che ha già iniziato il suo iter di approvazione. Gli enti locali avranno strumenti più incisivi per controllare le prenotazioni e limitare pratiche scorrette.

La grande novità riguarda il divieto per i tassisti di conoscere la destinazione della corsa prima di accettarla. Tuttavia, gli esperti avvertono che non è abbastanza. Per contrastare il problema alla radice, servirebbe un’offerta maggiore: più licenze, più auto, più competizione. Con un parco mezzi ampliato, i conducenti avrebbero meno margine per scegliere le corse più vantaggiose, rendendo il sistema più equilibrato.

Le app sotto osservazione

Le piattaforme come Uber hanno introdotto comodità, ma anche criticità. A Roma, circa metà dei tassisti affiliati alla piattaforma 3570 lavorano anche con Uber. Ma con quest’ultima, i conducenti possono rifiutare richieste poco remunerative. Il cliente vede comparire messaggi come “Spiacenti, non è possibile trovare auto”. Le nuove regole vogliono smantellare questo meccanismo, garantendo maggiore equità nel servizio.

Il nodo delle licenze

A Roma, la carenza di taxi è un tema caldo, viene chiesto e implorato da anni. Per far fronte alla domanda crescente, il Campidoglio ha avviato un bando per mille nuove licenze. Nonostante il ricorso di alcuni tassisti, il Tar del Lazio ha confermato la validità del concorso, affermando che non ci sono danni immediati e irreparabili per chi è già operativo. Questo passo potrebbe essere determinante per risolvere il problema della scarsità di veicoli disponibili, soprattutto in vista di eventi di grande portata come il Giubileo.

Controllo e tecnologia: la proposta Gps

Il Campidoglio sta spingendo anche per una soluzione che include l’uso di tecnologia Gps sui taxi. Secondo il Comune, questa misura aiuterebbe a monitorare i flussi, ridurre l’evasione fiscale e garantire un servizio più trasparente. “Quello che è successo a Roma durante il Capodanno potrebbe ripetersi senza interventi radicali”, ha dichiarato al Messaggero Andrea Romano, presidente di MuoverSì.

Anche le associazioni dei tassisti, pur sostenendo alcune modifiche, restano critiche verso il decreto. “Il problema non è il Gps, ma evitare i furbetti e assicurarsi che le corse non vengano rifiutate dopo essere state accettate”, ha spiegato al quotidiano Fabrizio Finamore, presidente di Samarcanda taxi. Suona strano, da una categoria che dichiara circa 1200 euro al mese.